Emergenze Spirituali

Emergenza spirituale

Dio ci chiede la rinuncia completa come prezzo dell’unica libertà che vale la pena di avere. Quando si perde se stessi, ci si trova immediatamente al servizio della vita e questo diventa la propria gioia e il proprio divertimento. Si diventa persone nuove, mai stanche di essere al servizio della creazione divina.

                                                                               Gandhi

1.1. Crisi evolutive

“Ricordo un cuore enorme che batteva e il suo battito si è trasmesso su tutto il mio corpo, ho avuto un po’ di difficoltà a lasciarlo succedere. Ma poi ho abbandonato il mio corpo all’energia e al battito. Molte le presenze intorno a me, una su tutte mi ha presentato le altre come i miei fratelli, essa era il Padre. E poi immagini, molte immagini: cavaliere su un cavallo, combattevo vestito di fogge strane ed ero intento a non so cosa fare. Contadino mietevo il grano, soldato della prima guerra mondiale combattevo. Il Padre mi ha consegnato la spada che la mia famiglia si tramandava. Poi sono diventato un’aquila e vedevo con il suo occhio, volavo sopra il lago e ad un tratto mi sono tuffato nella terra, ero la terra. Sentivo l’energia dei germogli dentro di me e i passi degli animali sopra di me, poi foglia, ramo secco, albero. Sentivo la corteccia al posto della mia pelle e il vento mi muoveva, poi il lago con dentro i suoi pesci. Ad un tratto mi è apparsa la testa di un grande cervo che mi ha parlato: m’insegnava a rispettare la natura, gli animali, le piante e mi diceva che era molto triste perché gli uomini non rispettano più la terra. Sentivo un gran calore sulle mani e il cervo mi ha detto di rivolgerle verso la terra, a quel punto un flusso d’energia come una cascata d’acqua pura scese dal cielo, mi attraversò e uscendo dalle mani si diresse alla terra purificandomi e benedicendo la terra stessa. Ad un certo punto era talmente bello abbandonarsi al flusso che ricevevo che il mio corpo fisico si è adagiato a terra e la mia anima è salita in un contatto con Dio universale.” 

Fatte salve le dovute eccezioni gran parte degli psicologi o psichiatri “ufficiali” aderenti alla visione meccanicistica della scienza occidentale di fronte ad una descrizione simile non esiterebbero a ravvisare, nella migliore delle ipotesi, condizioni d’irrazionalità, superstizione o immaturità emotiva. La nosografia psichiatrica classica non fa distinzione tra misticismo e malattia mentale, per la scienza positivista, il termine spiritualità è incompatibile con una conoscenza che fornisca garanzie di validità a tal punto che gli insegnamenti delle antiche tradizioni mistiche, dalle buddiste alle indiane, taoiste, cristiane, sufi ecc., vengono indiscriminatamente ignorati o rifiutati.

La psicologia transpersonale riconosce invece nelle tradizioni spirituali che da millenni si impegnano nello studio sistematico delle dimensioni della coscienza una delle fonti primarie delle sue conoscenze. Riconosce inoltre validità fondamentale all’esperienza mistica e a gran parte di quegli stati mentali non ordinari e spesso drammatici che la scienza medica classifica alla stregua di fenomeni psicotici.

Christina e Stan Grof hanno coniato per questi fenomeni, che considerano crisi d’evoluzione della coscienza, il termine d’emergenze spirituali. Essi così le descrivono: «Lo spettro esperienziale delle emergenze spirituali è estremamente ricco: comprende emozioni intense, visioni e altri mutamenti della percezione, processi mentali insoliti, come pure vari sintomi fisici che vanno dai tremori alla sensazione di soffocamento». Nella loro ricerca i coniugi Grof hanno inoltre notato che il contenuto delle diverse esperienze poteva rientrare in tre categorie principali.

La prima è la categoria biografica e si riferisce a contenuti della storia personale dell’individuo, la seconda è la categoria perinatale ed è in stretta relazione con il trauma della nascita, la terza è la categoria transpersonale che comprende, come sappiamo, esperienze che si spingono oltre l’ordinaria dimensione umana.

 

Alcune esperienze

Il peggio deve ancora venire. Avete appena incominciato a morire. Ci vuole molto tempo per portare a termine la vostra morte, ma state liberandovi di un’altra fetta di stupidità. Non potete più ingannare voi stessi come facevate prima. Ora conoscete il sapore della verità.

                                                                        Gurdjeff

La psicologia transpersonale ha sviluppato, come vedremo, svariati strumenti e metodi per accompagnare l’individuo lungo il percorso evolutivo tracciato dalle emergenze spirituali. Le esperienze appartenenti alle categorie biografiche e perinatali implicano la necessità di rivivere le esperienze traumatiche della propria storia personale. Le metodiche transpersonali come ad esempio la respirazione olotropica, il rebirthing e la biotransenergetica operano per liberare la coscienza dai contenuti traumatici non solo dalla mente ma anche dal corpo, dalle emozioni e dallo spirito.  Per meglio comprendere di cosa stiamo parlando possiamo prendere in considerazione una seduta d’autocaptazione, una delle principali pratiche d’autoguarigione in biotransenergetica.

“Sento il mio corpo pesante premere il suolo, il tappeto preme sulle mie braccia, gli occhi chiusi, le mie palpebre premono sui miei occhi chiusi, ho del prurito sulla guancia destra, sento lo stomaco brontolare e la respirazione un po’ affannosa, il sangue che scorre nelle gambe e ora un pensiero: la paura della morte, la paura d’essere preda del buio. Il buio che ora mi sommerge e mi stritola, mi sembra di essere in una bara, una bara che si stringe, mi soffoca, mi uccide. Mi sento morire, intorno a me degli esseri mostruosi mi toccano, mi guardano, ghignano e mi stringono. Invoco Dio che abbia pietà di me, che non mi provochi altra sofferenza. Oh Signore, tu che esisti veramente, fa che io possa vederti e toccarti. La figura di un uomo emerge dalla mia anima, una figura maschile simile a mio padre, che mi ama, mi vuole bene a modo suo, mi dice di seguirla. Sono suo schiavo, devo fare quello che lui mi comanda. Altre figure nere emergono, un’emozione mi prende lo stomaco, una grande stanchezza mi pervade, sono stanco di combattere, stanco di vivere. Per chi vivo? Per i miei figli? Per i miei genitori? Per i miei amici? Per chi mi ama? Vivo per chi mi ama? Risposte, sono anni che cerco risposte dentro all’interno del mio cuore, della mia mente. Il mio corpo, vorrei dormire, chiudere gli occhi e dormire, riposare per sempre. E questa fatica di vivere, riposare, riposare, riposare. Le mie braccia sono bloccate, il mio corpo è bloccato, bloccato da mani invisibili, non riesco a muovermi. Immagini mi assalgono, mi dicono che sono un pesce lesso, buono a nulla, un incapace. Sei un incapace, ti insegnerò io a vivere. Io ti mantengo in vita e tu hai paura di tutto, anche di me, sei un vigliacco. Hai paura di me, non osare liberarti, non osare alzare la testa, non alzare la testa, non mi guardare, non mi guardare, non vedi che sono un mostro. Un mostro di lussuria, un mostro nero, un mostro nero e buio. Allora chiamo l’amore, amore, la parola che santifica, che salva. Ricorda quando ti sembra che tutto ti sommerga, tutto sia contro di te, chiama l’amore. Nessuno è brutto agli occhi di Dio, nessuno è indegno del suo amore, accetta e con umiltà prega. Ecco il mostro liberarsi dal mio ventre, ecco il sole illuminare il buio. Ecco il sole illuminare il mio cuore.”

In questo racconto ci troviamo di fronte a molti dei principali temi caratteristici d’ogni autentica esperienza di trasformazione della coscienza facilitata da metodologie transpersonali come la biotransenergetica. Vi ritroviamo l’incontro con la morte, con i demoni, la strettoia, il maestro, il contatto con la dimensione spirituale, la luce e quel che più conta ogni momento è vissuto non solo mentalmente ma su tutti i livelli dell’essere dal fisico all’emotivo allo spirituale. Nell’esperienza una pressione fisica diventa una paura una paura, un’immagine, un’immagine, una voce e cosi via lungo un flusso interconnesso d’eventi che percorre l’oceano della coscienza.

Per quanto riguarda la terza categoria, quella delle esperienze più propriamente transpersonali, ne abbiamo già parlato estesamente in precedenza, vogliamo solo, in questa sede, porre l’accento sulle loro caratteristiche di trascendenza dei cinque sensi e quindi sulla necessità di saperle individuare senza liquidarle come fenomeni di superstizione, mistificazione o follia.  Le emergenze spirituali che si scatenano in seguito alle navigazioni nella dimensione transpersonale ci svelano un mondo di una ricchezza immensa, infinitamente più complesso di quanto la nostra mente ordinaria possa concepire. Quando le limitazioni della coscienza ordinaria vengono a cadere, quando i confini della logica e del controllo razionali vengono varcati, saltano le categorie di spazio e tempo, smettiamo, come ricorda Alan Watts, di “identificarsi con l’io racchiuso nella pelle” ci possiamo trovare altrove ed ovunque, possiamo diventare chiunque, sentire come sente una pianta, ruggire come un leone, identificarci con popoli interi, antenati o nelle praterie sconfinate dell’essere e ad ogni Ulisse che voglia navigare oltre le colonne d’Ercole può capitare di perdersi ed impazzire, oppure girare a vuoto per gli oceani, le anticamere dell’immaginario inquinate dalla spazzatura informazionale del villaggio globale, ma questo non significa necessariamente delirio o mitomania, ossessione o fervida fantasia. Molto spesso si tratta di virtù. Non è affatto facile, infatti, fare esperienza di fenomeni quali l’inversione del tempo, la discesa negli inferi, l’incontro con la luce, il vuoto, l’inconoscibile, l’orgasmo cosmico, il doppio, la materializzazione, l’incorporazione e riadattarsi alla propria vita di tutti i giorni come se nulla fosse successo. Molto spesso, se ci si spinge troppo oltre, per continuare a vivere bisogna dimenticare o ricordare a piccole dosi. Quando l’operazione non riesce ed il nostro Io o Sé personale non riesce a adattarsi agli scossoni troppo bruschi infertigli dal Sé transpersonale si entra in crisi. Una crisi benedetta che ci apparirà maledetta fino che non ne saremo fuori. Ecco allora l’utilità dell’intervento dello psicologo transpersonale identificabile a questo punto come il mentore, il maestro interiore od esteriore che sia, il Virgilio che potrà condurci oltre la soglia della morte verso una nuova rinascita, fuori a rivedere le stelle.

E le stelle risiedono sempre oltre la nostra mente duale, oltre quella coscienza ordinaria che la scienza materialista vorrebbe fare coincidere con il nostro sistema nervoso; la chiarezza dimora oltre il mondo della conoscenza, nel mondo della consapevolezza. Il maestro dimora nelle regioni del cuore, nel regno dell’osservazione consapevole dove, sensa la mediazione dei sensi, può cogliere direttamente l’informazione del giusto e del vero. Ma, fatto risaputo, ogni cosa ha il suo prezzo ed il prezzo da pagare per la consapevolezza è l’abbandono: “lascia tutto e seguimi” ripete il maestro, a tutte le latitudini ed in tutte le tradizioni. Lasciare tutto è un percorso infinito contraddistinto da tentazioni ed errori, morti e rinascite, sofferenza e coraggio, notti oscure e infiniti risvegli.

Consideriamo la seguente esperienza:

“Quando venne il momento, la mia mente, senza più nulla da fare cessò di esistere trascinandomi con sé oltre il nulla.  Il maestro, terso nel chiaro, sorrise al piccolo uomo che si agitava in me e pronunciò dal silenzio: Osserva ciò che crea la tua mente e potrai vedere cosa nasconde l’illusione di te. Presi ad osservare, mentre ancora non avevo l’esatta coscienza di ciò che stavo per fare, realizzai ogni pensiero svanire nel nulla. Il grande mago che stava dietro lo specchio faceva sparire ogni frammento di me che vi si specchiasse. Ovunque guardassi erano specchi, ovunque mi specchiassi la mia immagine spariva. Come quando getti il sasso nel pozzo e attendi il tonfo, ma il tonfo non arriva e allora ti chiedi se non hai mai gettato il sasso; come quando sali le scale e dopo ti guardi indietro e le scale non ci sono più. Ricorsi ad archetipi ed immagini protettive, guide spirituali che mi orientassero, ma lo specchio se le inghiottiva. Tutto scomparve, compreso lo spazio dove collocare le cose. Mentre cessavo di esistere conteso dalla notte, un coro d’angeli, come un cordone aureo teso oltre il nulla mi ricordava che tutto stava succedendo per me. Canti tuonavano il dramma d’anime perse intorno al nulla, l’oscurità morse le mie carni conducendomi per miglia nella polvere ardita prima che vedessi in faccia la paura di Dio sgusciarmi dalle cellule come serpente. La paura di Dio è un serpente verde, giallo e nero con due occhi da drago che dimora nelle cellule dell’immenso, alle soglie dell’inconoscibile, oltre il nulla. Quando è il momento lo vomiti fuori e allora lui, rivoltando la struttura che ti connette, gira verso di te i suoi grandi occhi gialli e neri, ti guarda dritto dentro, prima di andarsene. Allora tu, sfinito e quasi vuoto, leggero e radioso ritrovi la tua misera presenza, ti senti di nuovo esistere, ma preghi colui che è di ricordarti in ogni istante che tu sei lui.”

Ci è facile comprendere come dopo vissuti così significativi e destrutturanti sia possibile ritrovarsi con qualche difficoltà a reinserirsi nella vita di tutti i giorni. Da una parte ci si trova con la vecchia immagine di sé a vivere nel solito mondo dall’altra nulla può essere più come prima. Ritrovare un equilibrio nel cambiamento può richiedere molto tempo, sudore e lacrime. Incontrare in questa fase una persona esperta che sia già passata là dove noi stiamo andando, molto spesso è la più grande delle fortune. Costui saprà comprendere, indicarci la via, amorevolmente assisterci, non interverrà nelle nostre scelte, non cercherà di cambiarci o di guarirci ma come il faro nella notte splenderà orientandoci. Non navigherà al nostro posto ma con la sua luce ci ricorderà in ogni istante il cammino verso casa.  Per questo la psicologia transpersonale, prima che nelle aule universitarie la si impara nelle sale di meditazione, prima che sui libri nei seminari esperienziali, prima che dietro una scrivania sulle montagne o dentro le foreste. A chi sarà disceso nelle profondità del baratro sarà più facile, ad esempio, comprendere senza diagnosticare, sostenere senza medicare, curare senza reprimere, il soggetto di un’esperienza come la seguente.

“Un’anima nera mi parla, proviene dal profondo del baratro che è in me. Odio e dolore, vai via maledetto che parli in continuazione e non smetti mai di dire stupidaggini, la tua voglia di farti notare è immensa mi fai venire voglia di vomitarti addosso. Ma cosa c’è di male a odiare, a proclamarci liberi da ogni vincolo.  Se io voglio è posso vivere quello che tu hai vissuto nella terra, ho voglia di maledire, di bestemmiare, ho una rabbia forte dentro, vorrei distruggere tutto. Odio, odio, odio, e la forza dell’odio è immensa sublime, rido, ora rido di voi e della vostra voglia di sole, illusioni! Solo io posso rendervi felici, sono Io il vostro punto di riferimento, abbandonatevi alla distruzione. Io esisto, rimarrò sempre con voi, non riuscirete a liberarvi di me. Come sono felice quando odio, come sono felice quando voi odiate. Le mie parole vi disturbano? Cosa c’è che non va? Siete offesi? Se non accettate quello che vi dico non accettate voi stessi. Lasciami uscire, lascia che io prenda forma e allora mi vedrai in tutta la mia bellezza scura, il nero è il colore che adoro, adoro la carne, adoro le piante ma solo se distrutte e fumanti per il fulmine, nulla mi spaventa. Io non morirò mai e ora ti saluto animale impietrito dal terrore di tutti i tempi, la notte ti da il terrore, non riuscirai a salvarti, diventerai cieco e sordo, diventerai servo e schiavo delle tue passioni, amerai il buio, diventerai così come Io voglio che tu sia. Mio schiavo ora ti bacio sulla bocca e con la lingua, senti il viscido della mia bava, l’odore di vomito sui tuoi vestiti mi inebria. Ti consiglio, lasciati andare al male, odia con tutte le tue forze ogni volta che puoi, non farti ingannare dalla luce, sono io la verità, non credere a nessuno all’infuori di me.”

La psichiatria e la psicologia classica di fronte a fenomeni come quello appena descritto cercano le cause nella storia biografica del paziente o in processi organici di tipo patologico, la loro indagine facilmente condurrà a termini quali delirio, ossessione, psicosi.

Lo psicologo transpersonale sa o dovrebbe sapere che le parole sono come bombe e le diagnosi come gabbie dalle quali difficilmente ci si salva. Egli si astiene da giudizi definitivi, amplia la sua coscienza, i suoi modelli di riferimento e i suoi metodi di indagine estendendoli alle varie discipline spirituali e alle tradizioni mistiche come ad esempio lo sciamanesimo o il buddismo zen arrivando così ad inquadrare i diversi fenomeni transpersonali all’interno di un contesto che li sappia valorizzare. Potrà allora accedere ai domini più profondi dell’inconscio collettivo dove risiedono le regioni celesti od infernali, i demoni e le divinità ancestrali, le esperienze di smembramento rituale di disintegrazione della personalità e di annientamento e scorgervi il potenziale creativo che conduce attraverso agguati e rivelazioni, pericoli e opportunità all’individuazione del .

Potrà allora assistere a resoconti come il seguente senza liquidarli frettolosamente come deliri mistici ma riconoscendovi la presenza di qualità genuinamente umani quali: l’amore, la fiducia, la devozione, l’armonia.

“Un mese fa, entrando nella mia stanza di lavoro, ho percepito un’energia d’amore bellissima.  Ho chiuso gli occhi e ho visto, alla fine anche con gli occhi aperti, l’immagine del Cristo a grandezza naturale, vestito con una tunica bianca e con un cuore rosso fiammeggiante al centro del petto. Aveva le mani rivolte verso di me e mi diceva di essere ritornato per sempre con noi. Da quel giorno Lui è definitivamente nel mio cuore e lo posso sentire in ogni momento.

E’ con me per sempre ed è la sua luce a muovermi in ogni istante della mia giornata. Il primo Incontro del cuore con l’amore del Cristo si è realizzato circa un anno fa, durante un lavoro di Biotransenergetica chiamato libertà dal conosciuto in cui sono stata trafitta nelle mani e nel torace da tre raggi luminosi di cui ho portato il segno, sotto forma di macchie rosse, per circa quindici giorni. Da allora gli incontri con il mondo spirituale ed in particolare con il regno degli Angeli si è fatto sempre più intenso. 

Nel precedente stage di Padova, durante una fase del lavoro, mi sono sentita di essere al cospetto di Dio e gli ho chiesto di entrare dentro di me. Dio è buono e mi ha ascoltata. L’ho sentito entrare nel mio cuore mentre mi diceva: “Sono sempre stato qui e ci rimarrò per sempre”. 

Ora non mi “arrampico” più per cercare la luce, la luce è dentro di me.

Da alcuni mesi ho visioni di Angeli e di Arcangeli. Nei momenti più insoliti della giornata, mi sento avvolta dalla loro luce, mi istruiscono con messaggi d’amore e soprattutto mi nutrono con la loro “forza”. 

In questo ultimo stage, prima di iniziare il lavoro mi sono chiesta che cosa ancora mi poteva succedere, ma il mondo dello spirito è sempre più creativo delle più ardite fantasie dell’uomo ed un nuovo grande regalo è arrivato nel mio cuore.

Mi sono sentita coinvolgere dal respiro totalmente da subito, contrariamente alla volta precedente. Per lungo tempo ho attraversato sensazioni ed immagini estremamente tranquille e piacevoli. Per la maggior parte del viaggio mi sono sentita contemporaneamente quattro parti distinte: 

IO, nelle varie fasi della mia vita

IO, nelle vesti di mia MADRE

IO, nelle vesti di mio PADRE

COLEI CHE OSSERVAVA lo svolgersi del processo

Colei che osservava ha visto ME/FIGLIA nascere mentre era dolcemente amata ed accudita da ME/MAMMA/ e ME/PAPA’. Durante il viaggio la neonata è cresciuta nell’amore e nell’accoglienza di questa speciale famiglia, è andata a scuola, ha incontrato tanti amici, ha giocato, si è divertita. Relativamente alla mia storia personale, come l’ho percepita fino ad alcuni mesi fa, non è emerso assolutamente nulla. Il mio mondo interiore era totalmente sereno e tranquillo. Il corpo respirava e pulsava ritmicamente senza alcuna difficoltà. Non si è presentato alcun agguato.

Quando mi sono vista grande, dal corpo sono iniziati ad uscire moltissimi petali di fiori dai colori pastello. Nel lavoro precedente era successo il contrario, ero stata inondata da una pioggia di petali colorati.

Sono salita verso il cielo e lì ho incontrato molti Angeli, tra loro mi è apparsa la madre di Cristo, Maria ed ho pensato: “Questo mi sembra troppo, forse sto vaneggiando”. Maria mi ha preso dolcemente le mani accarezzandomi. La mia gioia era grande, troppo grande, facevo fatica a ricevere quell’amore così dolce e materno. Per fortuna le mani di un angelo terreno sono venute in mio soccorso aiutandomi con amore ad incarnare quella luce. Così Maria è entrata in me ed io sono diventata lei. Ho lasciato che il mio cuore vivesse la dolcezza di quell’incontro percependo la Grazia espandersi in ogni cellula.

Improvvisamente mi sono vista come il Cristo trafitto da chiodi di legno mentre questi si sfilavano dal corpo senza lasciare alcuna ferita. Ogni cellula si rigenerava mentre fasci di luce enormi ed abbaglianti uscivano da me. La parola migliore per definire ciò che ho vissuto è: TRASFIGURAZIONE.

 

1.2. Le categorie 

Tipicamente le crisi di trasformazione sembrano intervenire in quella fase dello sviluppo personale nella quale l’individuo ha relativamente soddisfatto i bisogni secondari e comincia ad avvertire l’emergenza dei bisogni terziari legati alla realizzazione del e al rispetto della propria natura più vera che molto spesso contrasta con le istanze dell’io. In molti casi l’emergenza spirituale si scatena in seguito ad esperienze particolarmente forti o traumatiche che innescano un processo latente che si preparava da molto tempo.

Si può trattare di un fattore fisico come una malattia, un’incidente, un’operazione, uno sforzo fisico prolungato, la mancanza di sonno o il digiuno, un parto o un’interruzione di gravidanza. Si può trattare di un’esperienza emotiva come la perdita di una relazione affettiva importante, la morte del coniuge o di un figlio, il divorzio o la fine di un amore, oppure la perdita di un bene materiale come un fallimento, un licenziamento, un crollo della borsa. Per altri la crisi evolutiva può manifestarsi dopo un’esperienza interiore significativa come una seduta psicoterapeutica particolarmente profonda, l’assunzione di una sostanza psichedelica o enteogena, una pratica spirituale troppo rigorosa. Lo psicologo transpersonale si caratterizza o dovrebbe caratterizzarsi come quella figura in grado di riconoscere al di sotto del motivo scatenante la complessità del processo evolutivo in corso. Processo evolutivo che è sempre personale ma che può rivelarsi attraverso forme raggruppabili in alcune categorie specifiche che i coniugi Grof indicano nelle seguenti:

♦  Crisi sciamanica

♦  Risveglio della Kundalini

♦  Episodi di coscienza unitiva

♦  Rinnovamento psicologico, crisi di apertura psichica

♦  Esperienze di vite passate

♦  Comunicazioni con spiriti guida e channeling

Esperienze in punto di morte

Esperienze di incontri ravvicinati con UFO

Stati di possessione

 

Crisi sciamanica

Le analogie tra la via sciamanica e la  psicologia transpersonale sono molteplici, ma prima tra tutti gli elementi unificanti le due visioni va considerata l’esperienza dell’estasi. Dove per estasi si intende la trascendenza dei confini, come abbiamo visto nella descrizione del modello di Wilber. Potremmo anche spingerci ad azzardare la seguente equivalenza: lo sciamanesimo sta all’era arcaica come la  psicologia transpersonale, le tecnologie del sacro di nuova concezione, le moderne psicoterapie esperienziali, stanno all’età dell’informazione. Come un tempo lo sciamano, oggi il ricercatore spirituale del terzo millennio se vuole raggiungere la realizzazione di sé è chiamato a dure prove iniziatiche, a passaggi nell’ombra nei quali spesso ricorrono temi archetipici e universali  riconducibili all’esperienza sciamanica. Come ricorda Joan Halifax «Dalla Lapponia alla Patagonia, dai tempi del Paleolitico ai giorni nostri, gli archetipi attivati durante le prove e gli eccitamenti sciamanici sono sorprendentemente simili».

Le tappe del viaggio d’iniziazione sciamanica si sono svolte per millenni e tuttora universalmente si svolgono lungo un cammino tracciato da un modello. Un modello che richiede dapprima la separazione dal mondo per la quale l’iniziato  abbandona il contesto o spontaneamente attraverso  rituali o a causa di una malattia per rivolgersi al mondo interiore e ai suoi misteri, il mysterium. Sviluppando la disciplina mediante rituali e privazioni egli accederà al Regno delle visioni dove inizialmente si imbatterà nel limen, il regno del caos dove la forza regna sovrana e disorganizzata, dove non esistono morale o punti di riferimento. Da lì attraverso pratiche rituali fondate sull’esperienza estatica, la danza, le visoni, la trance egli affronterà tutti i temi simbolici del complesso sciamanico in una direzione evolutiva, che, citando nuovamente la Halifax, lo vedrà alle prese con: «la discesa nel regno della morte, il confronto con le forze demoniache, lo smembramento, la prova del fuoco, la comunione con il mondo degli spiriti e delle creature, l’assimilazione delle forze elementari, l’ascensione attraverso l’albero del mondo e/o tramite l’uccello cosmico, la realizzazione di un identità solare e il ritorno al mondo intermedio, il mondo delle vicende umane»dove, attraverso l’atto sacro, agirà per il bene della comunità, riproducendo nel sociale il percorso che ha compiuto interiormente, la creazione dell’ordine dal caos.

Sembra però che per lo sciamano non ci sia più posto nella nostra società, se non nei film di terza  categoria, nei libri new age, nelle pubblicità in cerca di fascino esotico o nei servizi psichiatrici.  Un cordone sanitario invalicabile è stato teso a protezione della coscienza ordinaria, della realtà consensuale dei normali: la scienza materialista nega la validità delle esperienze transpersonali, la classe medica ne decreta la patologia, la religione dominante le condanna senza mezzi termini, il mondo economico le ritiene improduttive e quindi  prive di alcun valore, l’uomo comune non  ne ha accesso e volentieri si adegua all’ostracismo perché essere malati in tanti fa sentire un po’ più sani. Ma per incredibile che possa apparire, tutto questo fa parte del gioco, altro non rappresenta che gli agguati lungo il cammino dell’iniziato, la guerriera e il guerriero spirituale che giace nel profondo di ogni animo che aneli al pieno compimento. Ecco allora la crisi sciamanica dello stregone arcaico riproporsi  nel processo di rinnovamento del Sé del ricercatore spirituale odierno in crisi di trasformazione.  Il termine processo di rinnovamento è stato coniato da J.W.Perry il quale, come vedremo, ha studiato e documentato le straordinarie analogie tra i processi psicosimbolici degli individui diagnosticati come schizofrenici e la mitologia sciamanica del mondo protostorico. Analogie che lo psicologo transpersonale conosce e sa riconoscere nella sua pratica clinica. Analogie che gli consentono di accompagnare il paziente/allievo nelle viscere della madre terra, nell’inizio primordiale che precede il tempo per affrontare le forze demoniache che lo lacerano e le forze dei contrari che lo atterriscono, alla ricerca del passaggio dal regno della morte verso l’axis mundi, il centro, il , il principio unificatore dove i tre mondi, gli inferi, l’intermedio e il Regno dei cieli si incontrano.  Dove l’apoteosi dopo la caduta è raggiunta per mezzo dell’identificazione mistica col fuoco, il matrimonio sacro con lo spirito indomito dell’altro sesso, la ricongiunzione di Animus e Anima mediante il recupero delle proiezioni e la conseguente rinascita sui rami più alti dell’albero del mondo, le qualità più essenziali della propria natura. Dove le quattro direzioni si bilanciano in un mondo rinnovato nel quale colui che ritorna ha  trovato il suo posto.

Riporterò qui di seguito per chi sia a digiuno dell’argomento il resoconto di un viaggio sciamanico da me vissuto parecchi anni durante un rituale iniziatico.

“Sentii il mio corpo lacerarsi in due, una parte pesante che restò dov’era, sempre più pesante ed immobile ed un’altra più leggera, quasi evanescente che sembrò sprofondare nella terra. Questa, che mi venne poi spiegato essere il mio doppio astrale trovò una grotta in riva ad una spiaggia e vi entrò. Lì incontrai pipistrelli a stormi. Alcuni adagiati, altri sospesi, altri volando radenti, altri strisciandomi addosso e mordendomi. Vidi una scimmia sorniona che mi condusse in un pertugio da dove ebbe inizio la discesa. Percorsi cunicoli e anfratti, incontrai delle pozze sotterranee di acqua limpida, mi immersi e riemersi nella grotta del serpente. Lì un cobra corallo mi assalì, mordendomi al collo, alle braccia, in ogni parte del corpo. Egli mi assaliva, mi mordeva e ricadeva al suolo per riprendere poi a saltare e a mordermi. A quel punto, ricordo che notai con compiacimento il fatto di non aver pensato nemmeno per un attimo di combattere contro il serpente o cercare di ammazzarlo. Avvertivo che stava avvenendo qualcosa di salutare per me e lasciai fare.

Forse per la presunzione del compiacimento o forse perché il serpente aggrediva con sempre maggior violenza, cominciò a salire dentro me un fremito di panico. Mi ricordai, allora delle parole di caboclo:”Ti offrirai loro in pasto e rinascerai di luce”. Mi feci allora forza, respirai a fondo e rimasi ad osservare. Il cobra mostrava i suoi denti, si avvolgeva a spirale e mi si avventava contro. Si attaccava ad ogni parte del mio corpo, strappava la mia carne, si cibava del mio sangue. Quando la mia mente necessitava fermezza, respiravo  e ricordavo:”Rinascerai di luce”. Il mio corpo si disfaceva, lacerato e sanguinante, ma ad ogni pezzo che veniva staccato, si sostituiva un’immagine di luce. Il cobra di colore bianco, rosso e nero, addentò ripetutamente il mio cuore e lo divorò con foga. Al suo posto comparve un cuore di luce. Avvenne che tutto il mio corpo, a poco a poco si trasformò in una sagoma luminosa di guerriero e l’aggressivo serpente in un docile amico. Mi si avvolse al braccio destro e con lui continuai la discesa. Mi sentivo un eroe, fiero e nobile, consapevole della propria forza. “Balançai Caboclo, Balançai” Il canto risuonava dentro me e confermava i  miei pensieri che mi dicevano: deve essere proprio così che un caboclo si sente. 

Cunicoli, anfratti, grotte, scalinate, spirali mi portarono nella tana dell’orso. Era nero, grosso e sonnecchiante, con lui scambiai parole di circostanza. Quando stavo per lasciarlo, all’improvviso si destò e mi ammonì:”Danza nei tuoi sogni, resta vigile e avrai la fede”. Certo, la fede, pensavo. Quante volte ero già arrivato ad avere l’esatta coscienza che la fede fosse tutto e quante volte me ne ero scordato. Azzardai la promessa di non scordarmene più ed elessi  l’orso a testimone. Poi ripartìì, il ritmo del tamburo mi chiamava. Il cunicolo della tana dell’orso conduceva a una fenditura  che si aprì in una distesa prateria. Lì, giraffe e zebre, animali da cortile e bisonti, cerbiatti e tacchini, convivevano. Il mio animo era sereno, quell’atmosfera bucolica mi evocava la quiete familiare, mi lasciai andare a fantasie di casa fino a che non udii il tamburo che mi richiamava per la salita. Ripercorsi la strada dell’andata condotto dal cobra attorcigliato al braccio destro. Quando riemersi alla luce, trovai ad attendermi un aquila e sette aquilotti che sorvolavano maestosamente la grotta. Mi sentìi trasfigurare, mi stava crescendo il becco, le mia braccia diventavano ali spiegate, stavo spiccando il volo. Sotto di me vette innevate e poi la foresta; fiumi tortuosi e la distesa verde, immensa dell’amazzonia. Vallate rigogliose all’inverosimile si aprivano accogliendomi, vedevo fiori multicolori sentivo il canto degli uccelli ed il fruscio degli animali della foresta. Poi la voce sentenziò: “Onore al tuo animale guardiano”. A questo punto che il suono degli atabaques terminò, le immagini svanirono e ritrovai l’aria umida della notte sul monte con i suoi profumi misti a rosmarino e guinè.  

 

Risveglio della Kundalini

Un giorno di molti anni fa venne nel mio studio una ragazza intorno ai venticinque anni, magra, sguardo perso, linguaggio sconnesso, agitazione incontrollabile. Mi disse che aveva avuto un risveglio della Kundalini come conseguenza delle pratiche meditative che aveva compiuto con assiduità negli ultimi tempi. Confesso che dubitai della sua sanità mentale e della veridicità della sua convinzione. La ragazza riferiva di avere avvertito un fortissimo calore che le aveva procurato un intenso e bruciante dolore lungo la spina dorsale. Il dolore era associato a tremori e scuotimenti  provocati da forti vibrazioni che salivano lungo la colonna coinvolgendo tutto il suo corpo. Dopo un primo intenso episodio, altri ne seguirono a breve distanza e quando svanirono lasciarono un senso di forse agitazione e di confusione mentale. “Era come se dentro si fosse rotto qualcosa” riferì la ragazza. Dopo quell’episodio incominciò ad avere visioni sia ad occhi chiusi che aperti di entità spirituali accanto alle persone; con queste poteva comunicare telepaticamente ma spesso le procuravano grande pena dal momento che nella maggior parte dei casi si trattava di entità sofferenti. Oppure le capitava di guardare negli occhi una persona e incominciare a vedere scene della sua vita attuale o di epoche passate. Completavano il quadro frequenti movimenti o suoni involontari di matrice sacra che si trovava spinta ad eseguire e che le procuravano ondate di emozioni apparentemente immotivate.

Facilmente si sarebbe potuto concludere di trovarsi di fronte ad un episodio di scompenso psicotico. Inquadrando invece il processo all’interno di un contesto evolutivo transpersonale possiamo scorgervi elementi di un brusco risveglio spirituale caratterizzato da uno sblocco energetico troppo intenso perché i fattori di stabilizzazione dell’io potessero integrarlo. A sostegno di questa possibilità i coniugi Grof  citano le ricerche di diversi psichiatri della California che hanno raccolto circa un migliaio di casi simili.

 

Episodi di coscienza unitiva.

Molte delle tecnologie del sacro e delle nuove psicoterapie esperienziali ad approccio transpersonale come sappiamo operano per l’espansione della coscienza, la trascendenza dei confini dell’io, l’esperienza unitaria dell’essere. Sempre più spesso si verificano nelle persone che stanno compiendo un percorso evolutivo delle esperienze che presentano aspetti riconducibili al sacro e a dimensioni quali l’eternità, l’infinito, la fusione estatica con il tutto. La psicologia e la psichiatria classiche non sono attrezzate per comprendere tali fenomeni dal momento che il loro modello interpretativo affonda le sue radici nel secolo scorso, in una società ancora profondamente influenzata dalla cultura moralista e repressiva dell’epoca vittoriana. Dagli anni sessanta in poi con l’epopea degli hippies e della contestazione  i giovani della società occidentale sono entrati in contatto con le tradizioni spirituali d’oriente. Buddismo, induismo, taoismo, tantrismo con le loro pratiche spirituali: vipassana, yoga, tai chi, meditazione zen, trascendentale e così via.  Queste discipline ebbero una grande diffusione facendo presa sui  bisogni di estasi mistica, spiritualità e trascendenza che le religioni di casa nostra non riuscivano a colmare.

Sempre più medici, psicologi, operatori della salute si avvicinarono alla spiritualità e alle antiche tradizioni vivendo così esperienze che mostravano nuove dimensioni della coscienza e generavano nuove domande alle quali dare una risposta, nuovi conflitti ai quali dare una soluzione. Fu  all’interno di questo contesto che nacquero e si svilupparono prima la psicologia umanistica e poi quella transpersonale le quali concepirono nuovi metodi esperienziali e nuove chiavi di lettura che sapessero rispondere alle problematiche connesse ai nuovi orizzonti della coscienza. Lo sviluppo delle nuove tecnologie del sacro si caratterizza pertanto, non come una moda passeggera sorta per soddisfare i vezzi di una società opulenta ed annoiata ma bensì come una prospettiva solida e radicata in quel periodo “di straordinario fermento e rapido mutamento” contraddistinto dall’incontro tra le antiche discipline orientali e l’uomo nuovo del ventesimo secolo. In quel periodo molti scienziati spinti da un rinnovato entusiasmo per l’anelito alla trascendenza si sono mossi lungo percorsi tempestosi disseminati a volte di vittime ed eccessi ma che hanno fornito loro grandi lezioni di umiltà utili alla comprensione delle nuove prospettive insite nella ricerca spirituale e dei trabocchetti che essa nasconde.

Primo tra tutti va qui citato Ram Dass, psicologo, studioso della coscienza e ricercatore spirituale, uno dei pionieri della ricerca psichedelica. Il suo percorso, a mio parere illustra in modo esemplare le varie tappe del viaggio del piccolo uomo dall’identificazione personale alla dimensione transpersonale, dalla mente duale verso la coscienza dell’unità, verso la comprensione della direzione indicata da W. James: «La nostra normale coscienza di veglia non è che un tipo di coscienza, mentre tutt’intorno a essa, e da essa separate solo da una sottilissima pellicola, giacciono forme potenziali di coscienza del tutto diverse. Possiamo attraversare l’intera vita senza sospettarne l’esistenza, ma provate un po’ ad applicare lo stimolo giusto ed eccole di colpo comparire tutte nella loro interezza»

Ecco alcuni passaggi raccontatici dallo stesso Ram Dass.

Negli anni sessanta molti di noi hanno però scoperto in se stessi qualcosa che era rimasta sino ad allora totalmente sconosciuta. Abbiamo sperimentato una parte del nostro essere che non era separato dall’universo e abbiamo capito che il nostro comportamento era in buona parte un tentativo di diminuire la sofferenza da tale separazione. Per la prima volta molti di noi si sono liberati da quel senso di alienazione che avevamo provato nel corso della vita adulta. Abbiamo cominciato a comprendere la sanità dei nostri cuori intuitivi, colmi di compassione, una sanità rimasta nascosta dietro il velo della nostra mente e dei suoi costrutti che cercavano di dirci chi fossimo. Abbiamo superato il dualismo e sperimentato la nostra unione con il resto del creato.

Ram Dass e i suoi compagni di viaggio, in definitiva avevano deciso di varcare le colonne d’Ercole dell’illusione di sé alimentata dalla coscienza razionale e incamminarsi lungo i percorsi dell’estasi; esplorarono così le diverse mappe che la cosiddetta controcultura aveva messo a loro disposizione: il buddismo, l’induismo, il tantrismo, le esperienze mistiche medio-orientali, gli insegnamenti esoterici della tradizione giudaico-cristiana e soprattutto l’esperienza psichedelica. Percorsi non scevri da rischi, ingenuità, eccessi, sofferenze ed errori come lui stesso ammette.

Ci rivolgevamo a varie forme di pratiche per portare avanti le nostre esperienze o per integrare le trasformazioni che si erano operate in seguito all’uso di sostanze psichedeliche. All’inizio degli anni sessanta a Millbroock, Tim Leary e io avevamo appeso alla parete un grafico che visualizzava la rapidità con cui ognuno sarebbe potuto giungere all’illuminazione. Pensavamo che a tale scopo si sarebbe dovuta introdurre nella rete idrica una certa quantità di LSD, ma a parte questo il resto non avrebbe dovuto essere tanto difficile. L’illuminazione collettiva ci appariva tanto inevitabile e irrevocabile a causa della forza dell’esperienza psichedelica. Ci circondavamo di persone che avevano sperimentato la trasformazione e che ben presto formarono una specie di culto di Harward, per il fatto che coloro che non avevano vissuto questo tipo d’apertura interiore non erano più in grado di comunicare con loro. Avendo attraversato un nuovo tipo d’esperienza, avevamo mutato il nostro linguaggio e creato in tal modo un abisso incolmabile tra noi e gli altri. Avevamo anche una sorta d’aspettativa ingenua di poter compiere tutto il processo immediatamente. Tale aspettativa era in contrasto con quanto leggevamo, ma noi eravamo convinti che le sostanze psichedeliche sarebbero riuscite là dove il buddismo e l’induismo erano falliti.

Non sarebbe stato difficile per uno psichiatra ortodosso arrivare alla diagnosi di delirio mistico o di tossicodipendenza nei riguardi di Ram Dass e del suo gruppo. Nei fatti molti di loro ebbero non pochi problemi per il loro comportamento originale, lo stesso Timoty Leary finì in carcere per la sua strenua difesa dell’esperienza psichedelica. Nel panorama culturale e scientifico di allora non esisteva alcuna struttura che sostenesse l’individuo nel suo viaggio di trasformazione oltre i confini della mente duale. Oggi la situazione purtroppo non è molto cambiata, ancora per la cultura occidentale, come abbiamo visto quando abbiamo preso in esame le mappe della coscienza di Tart, la razionalità pura costituisce la meta del comportamento ed i suoi parametri rappresentano i paradigmi coi quali coniugare ogni esperienza umana. Lo psicologo transpersonale sa o dovrebbe sapere riconoscere i segni di un’emergenza spirituale nelle diverse forme di comportamento sostenute dall’anelito alla trascendenza e al pieno compimento dell’esperienza unitaria dell’essere. Lo psicologo transpersonale, come Ram Dass sperimenta, trascende, segue il suo slancio estatico, si assume la responsabilità di cadere e rialzarsi, sbagliare e correggersi perché la forza che lo guida è sempre e comunque la connessione al , la via.

Negli anni Sessanta ci raccoglievamo intorno alla nostra spiritualità da poco scoperta e discutevamo di tutti i mezzi che conoscevamo per stimolare uno stato d’esaltazione spirituale. C’erano dei gruppi che cercavano la via della trasformazione nella libertà sessuale, nella droga, nel canto sacro o nella meditazione. Usavamo dei nomi orientali, ma alla fine quello che facevamo formò delle barriere intorno a noi. C’era spesso il senso di essere un’élite, si badava al fatto che una persona facesse o no parte del proprio gruppo. Ognuno sosteneva che la propria strada era l’unica. Molti di noi si rendono oggi conto della violenza insita in quest’atteggiamento d’esclusività.

Ad un certo punto del cammino la mente razionale che è stata buttata fuori della porta cerca con ogni mezzo di entrare dalla finestra, quando la connessione con il non è sufficientemente salda si rischia di venire destabilizzati e di entrare nella notte oscura dell’anima. La fede vacilla e il fanatismo si rafforza. A questo punto, solitamente ci si comincia ad aggrappare ai risultati: ci si sente, più o meno segretamente, superiori, si ritiene che la propria via sia la migliore. Se si vuole procedere bisogna lasciare l’atteggiamento economico: cosa ci guadagno cosa ci perdo, se medito cosa ottengo, mi conviene di più seguire questa o quella strada, starò meglio, sarò migliore? Se vuoi procedere devi smetterla di sperare senza disperare, smetterla di desiderare senza demotivarti.  Ram Dass a questo proposito prosegue:

Nel corso di questa crescita cambieranno gli amici. Non si cresce tutti con lo stesso ritmo, per questo perderete un sacco d’amici. Può essere molto penoso che le persone che avete amato, magari nell’ambito del matrimonio, non crescano di pari passo con voi. Un trabocchetto in cui molti di noi sono caduti è stato il senso di colpa per avere perso lungo la strada gli amici ed essersi resi conto d’avere bisogno di un tipo di rapporti interpersonali del tutto nuovo. Lungo la via può succedere che l’esistenza appaia senza senso, quando non è più giustificabile in termini di successo. Quando credete di aver vinto e scoprite che in realtà non avete vinto niente, incominciate a fare l’esperienza del buio nell’anima, provate la disperazione che sopraggiunge quando ciò che appartiene al mondo comincia a perdere di senso. Non siamo mai tanto vicini alla luce come quando il buio è più profondo. In un certo senso, la struttura dell’io si fondava sulla nostra separatezza e sul nostro desiderio d’essere felici, di star bene

Quando riemergeremo dalla notte saremo morti come coloro che cercano e nati come coloro che trovano, ci ricorderemo di ricordare che, come ha detto Kalu Rinpoche: «Viviamo nell’illusione, nell’apparenza delle cose, ma esiste una realtà, e noi siamo quella realtà. Quando si comprende questo, si capisce anche di non essere nulla, e che, essendo nulla, si è tutto». Comprenderemo allora il Mahatma Gandhi: «Dio ci chiede la rinuncia completa come prezzo dell’unica libertà che vale la pena di avere. Quando si perde sé stessi, ci si trova immediatamente al servizio della vita e questo diventa la propria gioia e il proprio divertimento. Si diventa persone nuove, mai stanche di essere al servizio della creazione divina».

Tutta la nostra vita allora sarà il sentiero, ogni nostra esperienza si svelerà provenire dall’uno.

 

Rinnovamento psicologico

John Weir Perry ha dedicato la sua vita alla psicoterapia dei pazienti psicotici elaborando un sistema di trattamento che non bloccasse con farmaci la crisi dissociativa ma ne incoraggiasse i processi e l’elaborazione. Egli giunse così ad individuare quella che chiamò “La dimensione nascosta della follia” mettendone in risalto il suo potenziale curativo e trasformativo.

Egli nel saggio “Emergenza spirituale e rinnovamento”si chiede come mai ogni profondo cambiamento della psiche, ogni autentico risveglio spirituale si accompagni a periodi di disadattamento, d’alterazione della coscienza accompagnati da estrema sofferenza e, molto spesso, da immagini di morte e distruzione.

Nel tentativo di fornire una risposta ci s’imbatte in una seconda domanda che è: qual è la vera natura dello spirito?

La vera natura dello spirito

La questione ci sembra appropriata dal momento che molto spesso il concetto di spirito da luogo a malintesi, la maggior parte delle persone, infatti, con il termine spirituale intendono qualcosa d’elevato, di trascendente ed etereo che non ha a che fare con il nostro mondo quotidiano. Se ci addentriamo invece nella fenomenologia dello spirito c’imbattiamo in una realtà del tutto diversa.

Nell’accezione originaria il termine greco pneuma che corrisponde al latino spiritus e viene abitualmente tradotto in italiano con spirito, sta a significare soffio, aria, respiro e di conseguenza soffio vitale, cioè anima: il “sottile principio materiale di vita”. Gli stoici partirono da questo significato per designare l’Anima Mundi, concependo lo spirito come pneuma, materia sottilissima, simile al fuoco, causa di moto e di vita, ma anche come Logos cioè principio razionale d’ordine cosmico. Questa visione filosofica permise alle dottrine mediche di indicare nel pneuma il veicolo del moto, della vita e della sensibilità. Galeno distingue uno spirito vitale con sede nel cuore, uno spirito animale con sede nel cervello, uno spirito naturale con sede nel fegato. Da qui la concezione medica che rimase in vigore fino al diciassettesimo secolo di una dottrina degli spiriti, intesa come materia sottilissima che presiede a tutte le funzioni vitali dell’organismo. Dottrina peraltro in straordinaria sintonia con le altre medicine tradizionali, la cinese con i concetti di ch’i chen e meridiani, la ayurveda con quelli di prana, chakra e nadi. Anche per Cartesio gli spiriti scorrendo dentro i nervi sono il veicolo della sensibilità e del movimento dei muscoli.

Il nuovo testamento invece indica con il termine pneuma una realtà distinta e opposta ad ogni principio materiale, esso è ad un tempo, sia il divino Spirito Santo, sia il principio superiore proprio dell’uomo distinto e opposto rispetto all’anima e al corpo, sia gli esseri superiori, immateriali, intermediari tra Dio e gli uomini. Con i neoplatonici si rafforza il significato di spirito come intermediario tra gli dei e gli uomini, manifestazione dei fenomeni di divinazione o anche veicolo etereo dell’anima.

Durante tutto il medioevo fino al Rinascimento, la concezione trascendente di spirito come persona della Trinità si alterna e si interseca con quella medico-naturalistica. In Sant’Agostino stesso lo spirito appare come materia sottilissima veicolo di sensibilità e principio di vita, intermediario tra anima e corpo. Sarà solo a cavallo tra il seicento e il settecento che lo spirito incomincerà a venire identificato con la mente, l’io, l’intelletto, la ragione. Leibniz indica con spirito l’anima ragionevole, la quale è un’immagine della divinità capace di conoscere e di volere. D’altra parte va riconosciuta una nuova accezione di spirito che viene definendosi come ciò che consente di cogliere qualcosa che a prima vista sfugge, il significato più vero di qualcosa, quella particolare attitudine che consente di coglierne la sua vera natura. In Kant è il principio vivificante del sentimento, in Hegel coincide con l’assoluto e si distingue in tre momenti: lo spirito soggettivo (l’intelletto, la ragione), lo spirito oggettivo (il complesso delle istituzioni fondamentali del mondo umano) e lo spirito assoluto in cui si attua la piena autocoscienza che si realizza mediante l’arte, la filosofia, la religione.

Ai giorni nostri la comunità scientifica ha completamente espulso il concetto di spirito dalla propria visione del mondo. La visione transpersonale ritiene che si tratti di un grave errore e opera per porvi rimedio. Sviluppa sistemi e metodi, tecnologie del sacro appunto, che sappiano occuparsi con competenza e rigore scientifico di ciò che è vivo, dotato di dinamismo e intenzionalità, veicolo d’informazione e di significato e che trascende le strutture materiali comunemente intese. Di conseguenza riconosce le diverse vicende umane come manifestazioni dello spirito, uno spirito che come ricorda Perry «può essere o libero da una struttura corporea o impegnato in una lotta per liberarsene».

Questo approccio consente allo psicologo transpersonale di comprendere come lo spirito operi nelle esperienze psicologiche e di riconoscere il lavoro transpersonale come il tentativo di liberare l’energia dinamica dello spirito, il transpersonale, che deve farsi strada tra le vecchie configurazioni, i fattori di stabilizzazione dell’io che lo imprigionano.  Fattori come gli schemi emotivi legati alle relazioni parentali, presupposti impliciti e credenze culturali ricevute con l’educazione, valori e condizionamenti legati alla cultura dominante. L’importanza di affrontare in modo consapevole questo “processo di rinnovamento” come lo chiama Perry è dimostrata dal fatto che prima o poi la liberazione dello spirito diventa qualcosa di inevitabile che, se il viaggio non è intrapreso volontariamente, produce emergenze inconscie spesso drammatiche e incomprensibi.

 

La liberazione dello spirito

Si tratta, come ha messo in evidenza Perry, d’emergenze contraddistinte da aspetti disintegrativi e reintegrativi che ruotano attorno ai temi della morte e della distruzione del mondo, temi che esprimono chiaramente la morte di ciò che è vecchio dentro l’individuo e l’apertura ad una nuova vita. Le immagini archetipiche che affiorano nei paesaggi della coscienza di coloro che stanno attraversando la notte del rinnovamento spirituale hanno la funzione secondo Perry «di accompagnare i processi dello spirito, di liberare e trasformare le sue energie, che scivoleranno fuori dalle vecchie strutture per entrare a far parte di strutture nuove, al passo con il futuro. L’energia psichica che si libera e che per un certo tempo “infuria selvaggiamente” durante l’emergenza spirituale si reincarnerà poi nelle nuove strutture del , espresse sotto forma d’immagini ed esperienze di rinascita e rigenerazione del mondo». L’approccio transpersonale di fronte al senso d’isolamento e conflittualità, al disordine emotivo e alla confusione mentale dell’individuo che sta vivendo la terrificante esperienza della caduta “nelle mani del Dio vivente”, come ammonisce la Bibbia, si astiene dal reprimere o etichettare, ma cerca di accogliere e sostenere, riconoscendolo, il viaggio del che sta faticosamente aprendosi un varco tra le strutture conservative vecchie e desuete dell’Io. Lo psichiatra e lo psicoterapeuta transpersonale si astengono dall’intervenire framacologicamente sulla biochimica del cervello sapendo che le eventuali alterazioni organiche riscontrate in un soggetto disturbato psicologicamente non rappresentano la causa bensì una concomitante del processo di trasformazione spirituale. La risposta transpersonale al disagio psichico si muoverà pertanto nella direzione dell’amore, dell’ascolto, della comprensione, dell’incoraggiamento, della compassione. L’idea centrale è che il , in presenza di un inconscio archetipico attivato, svolge attivamente il suo lavoro e che lo fa a modo suo. Su questa base l’atto terapeutico si configura non come un “trattamento” ma, usando le parole di Perry «un rapporto intimo e profondo tra la persona in crisi e un’altra persona capace di incoraggiarla empaticamente, senza interferire» .

 

Il percorso

Il processo di rinnovamento che, secondo Perry, procede dal dramma rituale della caduta che si rinnova da millenni nei percorsi della psiche collettiva è in realtà una caduta nel , dovuta ad un graduale spostamento dell’attenzione dalla realtà convenzionale a quella interiore. Si ha così una drastica riduzione dell’energia a disposizione per agire nel mondo mentre nelle profondità della psiche si assiste ad uno stato di grande sovreccitazione con inflazione di contenuti archetipici e mitologici connessi alla morte e all’aldilà. Il soggetto sprofonda nel caos lacerato da forze opposte che scatenano conflitti cosmici tra le tendenze distruttive che si manifestano con aspetti terrorizzanti e le forze benefiche che sconfinano spesso nell’ingigantimento dell’immagine di sé, nel mito dell’eroe, del salvatore, del re. Dallo scontro degli opposti si emerge attraverso le nozze sacre nella riunificazione, dal rinnovamento dell’immagine di sé alla rinascita, alla riunione nel , contenitore d’opposti, centro archetipico, motore immobile intorno al quale ruotano le diverse rappresentazioni. Le diverse rappresentazioni attraverso immagini simboliche o mitologiche indicano l’essenza di un determinato processo che ha luogo nel e cambieranno solo quando si sarà realizzato il processo di trasformazione nel Sé, la centrale operativa. Solitamente tale processo, sostiene Perry, «comincia con una prevalenza d’immagini e sentimenti che si riferiscono al prestigio e al potere – per arrivare poi – a suscitar motivazioni e doti che conducono all’amore e alla compassione»

 

Esperienze di vite passate

Valicando i confini della coscienza ordinaria capita spesso di imbattersi in esperienze che riconducono ad altre epoche storiche, altre identità, altre culture. Personalmente mi è capitato di vivere l’esperienza della preistoria così come quella della antica Babilonia, del medioevo, del Tibet nell’ottocento e molte altre. In alcune di queste esperienze avevo la chiara sensazione che io ero qualcun’ altro, attore dell’esperienza che stavo vivendo. Sono innumerevoli le testimonianze e le ricerche dalle quali risulta l’enorme diffusione di vissuti che sembrano convalidare la credenza di molte religioni nella reincarnazione. Ma non vogliamo qui entrare nel merito di credenze o interpretazioni della realtà, bensì considerare la fenomenologia d’esperienze di tempi remoti e diverse identità, valutarne l’utilità, i rischi e le modalità d’approccio.

Il vissuto più significativo che mi capitò di sperimentare in questo ambito fu il seguente:

“Regredìi lungo la mia vita attuale fino ad entrare nell’utero di mia madre, dall’utero ripercorsi a ritroso il cammino del feto fino allo stadio d’embrione e poi indietro, morula e indietro ancora zigote. Assistetti al momento del concepimento nel quale si unirono ovulo e spermatozoo, quindi percepii l’anima dissolversi per ritrovarsi nei panni di un nobile ragazzetto francese dell’ottocento. Mi vidi in carrozza, poi nel mio castello, orfano di entrambi i genitori e unico erede. Mia madre attuale era la sorellastra che aveva avuto un figlio, mio fratello attuale, da una relazione clandestina col maggiordomo, mio padre attuale. Le scene proseguirono fino che assistetti alla mia morte per strangolamento operata dalla sorellastra”.

Sia che si tratti di fervida fantasia o realtà immaginaria o visione autentica di un vissuto realmente accaduto, questa esperienza ha rappresentato un passaggio fondamentale nella mia vita attuale. Di là dalle significative comprensioni sul piano cognitivo che mi hanno consentito di inquadrare in un nuovo contesto i miei rapporti con la mia famiglia d’origine, la profondità dell’esperienza, la chiarezza delle visioni, l’intensità delle emozioni, lo straordinario senso di trascendenza che sperimentai operarono trasformazioni apprezzabili e durature nel mio corpo e nella mia coscienza.

Simili esperienze possono fornire improvvise spiegazioni d’aspetti altrimenti incomprensibili della nostra vita ordinaria: conflitti insanabili con determinate persone, incontri, affinità, legami indissolubili, paure incomprensibili, idiosincrasie, sintomi inguaribili e così via. Molto spesso però, esse possono anche metterci nei guai. E’ il caso di quando si verifica l’emergenza di scene particolarmente crude, l’incontro con verità che ci procurano intense emozioni e richiedono drastiche ristrutturazioni cognitive o, ancora peggio, quando un esperienza particolarmente intensa affiora alla coscienza nel bel mezzo delle attività quotidiane. Può capitare ad esempio che ci capiti di imbatterci in persone che sembrano avere avuto un ruolo importante in un lontano passato e di percepire di essere a loro legati da vincoli che per quanto si faccia non riescono a sciogliersi. Il rischio in questi casi può essere quello di cercare spiegazioni fantasiose che ci scarichino dalla responsabilità della giusta azione, giustificando così la cronicizzazione in ruoli che bloccano il nostro percorso evolutivo come ad esempio quello della vittima, del persecutore o del salvatore.

Questo rischio è più che mai attuale in questa fase di mutamento di paradigma nella quale la concezione razionalistica occidentale viene spesso messa in discussione senza che si abbia ancora l’esatta conoscenza delle implicazioni e dei riferimenti della nuova visione olistico-transpersonale che si sta affermando. Capita spesso in certi ambienti cosiddetti alternativi di imbattersi in una approssimativa sottocultura New Age per la quale, come direbbe Ram Dass, si sostituisce alla Ford in garage lo spirito guida nella camera da letto; oppure si sostituisce al dogmatismo della ragione il dogmatismo della fede attribuendo ad ogni evento che ci riguarda una causa trascendente. Il modello transpersonale di fronte a fenomeni come quelli descritti si astiene da stigmatizzarli come patologici o deliranti ma allo stesso modo rifiuta di attribuire a spiegazioni dogmatiche e non verificabili la causa degli accadimenti della nostra vita attuale. Per lo psicologo transpersonale, il fenomeno ha ragione, ma rimane un fenomeno da utilizzare nel processo di trasformazione della coscienza e non un dogma al quale aggrapparsi per indulgere nell’ombra delle nostre proiezioni.

 

Comunicazioni con entità spirituali

Marlene è stata mia compagna per sedici anni nei quali abbiamo svolto, fianco a fianco, più di ventimila ore di lavoro clinico. Marlene vede l’aura, i corpi sottili, i chakra e parla con gli spiriti. Non so cosa sarebbe stato della mia vita da medico, psicoterapeuta occidentale se nel lontano 1980 non avessi incontrato un Angelo che parla con gli Angeli, so però cosa abbia significato per me quell’incontro e la grazia di accedere, per suo tramite, ai piani sottili dello spirito. Non ho intenzione di convincere nessuno né di portare in questa sede la prova scientifica dell’esistenza del piano spirituale, quello che posso fare è portare una testimonianza a sostegno di quanto le tradizioni mistiche affermano da millenni e i diversi autori del movimento transpersonale cercano faticosamente di far rientrare sotto la giurisdizione della scienza. Durante un’esperienza transpersonale è, infatti, ritenuto possibile come sottolinea Grof «incontrare un’entità che desidera allacciare un rapporto personale e che assume il ruolo di maestro, guida, protettore o semplicemente funge da fonte d’informazione. Queste entità sono solitamente percepite come esseri umani disincarnati, o come entità sovrumane e divinità che vivono in livelli superiori di coscienza e sono dotate di una saggezza straordinaria»

Tra i tanti riporterò qui tre episodi che potranno farci riflettere.

Un giorno si presentò a Marlene in studio un uomo dicendo che aveva sentito parlare di lei e delle sue capacità, chiedendole se potesse entrare in contatto con la madre defunta. Marlene irritata per la richiesta rispose che i defunti bisognava lasciarli stare e che pertanto non avrebbe esaudito il suo desiderio. Subito dopo, però, vide una sagoma di luce che stava sopra la spalla destra dell’uomo venire verso di lei e avvolgerla in un calore che la fece entrare in un profondo stato di transe. Cominciò allora a parlare e ben presto dovette adeguarsi al fenomeno che, suo malgrado, si stava compiendo. Le parole che uscivano dalla bocca di Marlene si rivelarono, infatti, essere quelle della madre dell’uomo dal momento che l’entità cominciò a recitare una preghiera e poi a rivelare all’uomo particolari circa i beni di famiglia dei quali nessuno era a conoscenza. L’uomo sbiancò in volto e si mise a piangere come un bambino: la preghiera era quella che la madre le recitava da piccolo. Inutile dire che anche i segreti rivelati circa i beni di famiglia vennero poi confermati da successive verifiche.

In un’altra occasione, Marlene stava guardando l’aura ad un medico omeopata quando nella stanza si presentò una sagoma di luce che avvolse Marlene ed iniziò a parlare. Era un tale Hanneman (il fondatore dell’omeopatia) che dette insegnamenti circa le modalità tradizionali di preparazione e somministrazione dei rimedi omeopatici. Va da sé che Marlene non avesse la più pallida idea di chi fosse Hanneman e tanto meno fosse a conoscenza degli insegnamenti rivelati, che naturalmente trovarono conferma dopo accurate indagini.

Il Brasile come molti sapranno è terra di medium e di guaritori. Si calcola che circa quarantamilioni di brasiliani seguano i culti sincretici dell’umbanda e del condomblè che si basano sul contatto medianico col mondo delle forze spirituali. A chi non volesse chiudere gli occhi di fronte ad un fenomeno così diffuso e complesso si presenterebbe un quadro ricco di manifestazioni a dir poco sconvolgenti. E’ il caso, ad esempio, del giudice Odilon Ferriera il quale ogni quindici giorni, su indicazioni del suo spirito guida, raduna un centinaio di pazienti colpiti da tumore, in lista d’attesa da mesi e li cura “sciogliendo con il raggio” la loro malattia. Tralasceremo qui di addentrarci nei “miracoli” che in quelle sessioni si compiono uno dopo l’altro e che peraltro sono verificabili da chiunque oltre che documentati da esami quali la TAC e la risonanza magnetica, per raccontare l’origine di questo fenomeno apparentemente incredibile. Il Dott. Odilon un giorno è in bagno e sente una voce che gli dice: “D’ora in poi lavoreremo insieme, cureremo molte persone”. La prima volta non ci fa caso e crede di essersi sbagliato, ma la voce ricompare a più riprese e sempre con maggior insistenza, si presenta come lo spirito di un mendicante e dice di averlo scelto per operare per il bene. Il giudice allora, molto preoccupato si rivolge ad uno psichiatra il quale attribuisce il fatto a surmenage e gli prescrive degli psicofarmaci. Ma l’entità insiste fino a che un giorno decide di “incorporare” il giudice, il quale si trova in uno stato di semi-incoscienza e vede discendere sulle sue mani due raggi luminosi uno di luce azzurra nella sua mano sinistra e giallo nella sua mano destra. Egli tenta in tutti i modi di dimenticare l’esperienza, di scacciare la voce alla quale peraltro non crede affatto essendo cattolico praticante, ma alla fine deve accettare quella presenza e prestarsi all’opera di carità che gli viene richiesta.

E’ facile capire come la salute psichica dei protagonisti di simili eventi possa essere fortemente sollecitata. Quando la realtà parla in modo straordinario i nostri sistemi di valori, le nostre credenze vengono messe a dura prova, spesso disorientamento e confusione ci assalgono ma non per questo la risposta deve essere cercata nelle procedure psichiatriche, ciò che è incredibile non è necessariamente patologico. La psicologia transpersonale è in grado di comprendere e di affrontare le conseguenze di contatti volontari o meno col mondo spirituale dal momento che i suoi sistemi operativi partono dalla concezione che i confini entro i quali sperimentiamo la nostra realtà sono illusori e che la realtà ultima è un flusso interconnesso di eventi.

Questo non significa che lo psicologo transpersonale sottovaluti i rischi e i disturbi della personalità connessi con l’apertura indiscriminata alla dimensione spirituale. Egli è consapevole dei rischi connessi all’auto-esaltazione che può generare complessi di superiorità oppure all’inflazione psichica per la quale il soggetto dell’esperienza confonde le proiezioni dell’Animus o dell’Anima con le manifestazioni del mondo spirituale. E’ frequente, infatti, trovare nella sottocultura new age persone che non muovono passo senza prima avere consultato il loro spirito guida oppure che contrabbandano i propri desideri inconsci per messaggi celesti.

 

Esperienze di pre-morte

La scienza occidentale non ammette possibilità di vita dopo la morte né di coscienza fuori del corpo. Ma il racconto di molte persone che hanno vissute esperienze vicine alla morte sembra contrastare con le credenze scientifiche, in ogni caso, ancora una volta non ci occuperemo di confermare o smentire una convinzione bensì di esaminare le caratteristiche di un certo tipo di esperienze transpersonali, le possibili implicazioni psicologiche e le modalità con le quali farvi fronte.

Fin dagli studi del geologo svizzero Heim nell’ottocento per passare a quelli di Karlis Osis nel 1961, a quelli dello psichiatra americano Russel Noyes nel 1971, per finire con la ricerca di Raymond A. Moody che ha analizzato più di centocinquanta casi di persone sopravvissute alla morte, tutte le testimonianze ci svelano un quadro straordinariamente concorde. In punto di morte la coscienza cresce e si allarga, la percezione degli eventi e del loro sviluppo futuro si fa estremamente chiara, il tempo si espande e gli eventi si realizzano alla velocità della luce; in questa fase solitamente si rivive nello spazio di qualche secondo tutta la propria vita. In seguito la coscienza spesso si separa dal corpo e fluttua liberamente sulla scena o si sposta in luoghi lontani, molti riferiscono di avere attraversato un tunnel e di essersi poi trovati al cospetto di una fonte di luce soprannaturale e a un essere divino che emanava amore, compassione e infinita misericordia. Passata pertanto l’iniziale fase di resistenza e la successiva di rivisitazione della propria vita, l’esperienza della morte sembra connotarsi come un’ineffabile esperienza mistica che culmina in sensazioni di pace trascendente, visioni splendenti e suoni celestiali.

Ancora una volta possiamo considerare il dramma di chi ritorna da una simile esperienza e non trova parole per raccontare od orecchie per ascoltare e comprendere; in alcuni casi è la sua stessa mente che non riesce a conformarsi. La visone spirituale della psicologia transpersonale fornisce un contesto nel quale collocare la fenomenologia delle esperienze di pre-morte e una metodologia per proseguire nel viaggio di esplorazione delle dimensioni della coscienza.

 

Incontri ravvicinati con UFO

Come per gli altri tipi di esperienze transpersonali, anche per il contatto con gli UFO esiste una mole tale di testimonianze che non ci consente di ignorare il fenomeno, anche in questo caso non entreremo nel merito dell’esistenza o meno degli extraterrestri oppure della natura reale o fantastica dell’esperienza, ma bensì ci occuperemo del processo che da questa viene scatenato. Una delle caratteristiche comuni a tutte le esperienze transpersonali sembra, infatti, essere quella che l’intensità della crisi evolutiva che esse innescano non dipende dal fatto che il soggetto ritenga di avere avuto un’esperienza “reale” oppure intrapsichica, immaginaria, archetipica.

Personalmente mi è capitato di conoscere persone che riferiscono di avere avuto contatti involontari con esseri o oggetti di altri mondi, per tutti l’incontro aveva significato una profonda e dolorosa trasformazione della loro vita e della loro visione del mondo conclusasi con un risveglio spirituale assolutamente “reale”.  Il processo però non sempre si realizza nella sua pienezza, può capitare che il soggetto si perda per strada incontrando difficoltà insormontabili senza una guida che sappia fornire comprensione e sostegno. La psicologia transpersonale inquadrando la fenomenologia conseguente agli incontri ravvicinati all’interno di un contesto iniziatico è in grado di accompagnare il processo verso una direzione evolutiva. Keith Thompson scrittore e ricercatore appassionato del fenomeno UFO ha passato in rassegna numerosissime esperienze di contatto e sequestro e ha messo in risalto le analogie tra queste e le cerimonie di iniziazione descritte dalla letteratura antropologica. Secondo la sua visione l’incontro tra UFO e uomo va vista come una delle transizioni critiche che l’individuo può incontrare nel suo viaggio dall’utero alla tomba allo stesso modo della nascita, la pubertà, il matrimonio, l’ingresso in una comunità religiosa. Arnold Van Gennep ha mostrato come tali riti di transizione siano contraddistinti da tre fasi: separazione, marginalità e aggregazione o consumazione.

Nella prima fase l’individuo viene allontanato dal suo gruppo e dalla sua posizione sociale o da un insieme di condizioni culturali già consolidate: è questo il caso dei riti di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Allo stesso modo le persone contattate o ancor più quelle sequestrate vengono portati oltre i confini del loro solito mondo, come l’Eroe dei mille volti di Campbell che”si avventura dal mondo quotidiano in una regione di meraviglie soprannaturali”, vengono allontanati dalla normalità della loro vita ordinaria. Si ritrovano così proiettati nella seconda fase, entrano in una condizione di marginalità caratterizzata da confusione, dubbio, perdita di identità. Così come il giovane maschio non è più un ragazzo e non è ancora uomo, il contattato non può più aderire alla visione del mondo che aveva prima ma non si è ancora strutturata in lui una nuova visione. Ecco allora i dubbi e la confusione: sarà stato un sogno, mi sarò inventato tutto, perché proprio a me. Uno dei frequenti tentativi di soluzione passa attraverso la negazione, come abbiamo visto nel caso del giudice: passerà, me ne dimenticherò, non voglio saperne, ecc.

La negazione, come ricorda Campbell è l’estremo tentativo dell’eroe di riuscire a rendere stabile e sicuro il suo sistema di ideali, valori, obbiettivi e vantaggi. Questa è la fase descritta nelle diverse tradizioni mistiche in modo spesso terrificante e che Thompson descrive come “la lotta con il proprio angelo”

Ma non si può resistere al processo di liberazione dello spirito, il procede inesorabilmente verso la realizzazione e all’eroe non resta che dire si. Accettando la chiamata l’eroe varca definitivamente il limen e diviene invisibile a coloro che non hanno avuto un identica chiamata o l’hanno rifiutata. Ora le regole del gioco sono cambiate, si è visto troppo e non si può più tornare indietro, si deve morire a se stessi per attingere al prossimo livello di coscienza e riaggregarsi intorno alla nuova identità. Ora se l’eroe vuole sopravvivere sarà costretto a divenire, come dice Campbell, “padrone dei due mondi”. Si dovrà comportare come se sapesse che esistono diversi mondi e diversi piani di coscienza ma non sentirsi per questo “l’eletto”, il prescelto in quanto migliore; s’imporrà da un lato la junghiana “obbedienza alla consapevolezza” e dall’altro l’integrità dell’Io per far fronte alle stigmatizzazioni di psichiatri e psicologi le cui diagnosi varieranno dal mitomane, al narcisista, al border-line inflazionato. Egli dovrà percorrere la via del silenzio, l’oneroso cammino del potere interiore da un lato e affrontare dall’altro l’offesa del rifiuto e dell’incomprensione.

 

Stati di possessione

A chi vede, il corpo umano appare avvolto da un alone luminoso più o meno intenso e più o meno esteso o stratificato. La luminosità del campo aurico, così viene definito, sembra dipendere dal grado di maggiore o minore evoluzione della coscienza dell’individuo in questione e, di conseguenza, dal suo grado di maggior o minore equilibrio psicofisico.

Un basso livello di energia, ad esempio corrisponderà ad un alone ristretto ed opaco, un buon livello di energia ad un alone brillante e ampio. Un organo malato determinerà, in base alla gravità del processo patologico in corso palline scure o macchie o addirittura masse oscure in corrispondenza delle zone interessate. Si potrà arrivare in casi estremi ad interruzioni o rotture dell’aura. Sembra inoltre che pensieri negativi determinino la formazione di addensamenti che si fanno via via più compatti e scuri man mano che la condizione psichica si aggrava. A stati depressivi od ossessivi cronicizzati corrispondono forme dense e stabili nel campo che circonda la persona. Tali manifestazioni vengono definite forme pensiero e sembrano essere in grado, se persistono, di attrarre verso di sé “energie spirituali” dello stesso tipo. In fondo è abbastanza comprensibile il fatto che vibrazioni disarmoniche attirino verso di sé altre vibrazioni della stessa frequenza. Quando questo avviene, ad un’osservazione sottile si può notare una sagoma scura, come il fantasma dei fumetti che invade il campo aurico del soggetto determinando gravi disturbi di ordine sia psico-emotivo che fisico. Questa condizione viene definita possessione nella tradizione esoterica, i seguaci di Alan Kardec e delle varie religioni medianiche parlano di ossessori, Eliezer Mendes il medico brasiliano che ha dedicato la sua vita allo studio di tali fenomeni parla di personalità intruse..

Comprendere il fenomeno nella sua essenza richiederà forse ancora molto tempo, o forse non lo si comprenderà mai, quello che però anche in questo caso ci sembra essenziale è il tipo di risposta che noi riusciamo a dare.

La psicologia transpersonale, come nel caso citato, non reprime il fenomeno con dei farmaci, non lo nega con la ragione, non lo rinchiude in categorie psichiatriche, ma offre sostegno, comprensione e un ambiente che lo accolga e lo favorisca. Dialoga con le manifestazioni che si presentano, educa le disarmonie, consente all’ombra di venire alla luce, a ciò che è fermo di muoversi, a ciò che è in silenzio di esprimersi. Opera, ricordandoci del processo di rinnovamento di Perry, perché lo spirito si liberi e le sue manifestazioni si armonizzino. La liberazione dello spirito in questi casi estremi di possessione molto spesso passa attraverso espressioni malvagie, urla e acting out aggressivi, contorsioni del corpo e smorfie del viso fino ad arrivare ad assumere i classici contorni dell’esorcismo con episodi drammatici di soffocamento, vomito, imprecazioni blasfeme, convulsioni e perdita di coscienza. Dopo la catarsi e il dialogo creativo con le manifestazioni dell’archetipo demoniaco, capita sovente che gli ossessori lascino il posto a profonde esperienze di conversione spirituale. Anche in questo caso pertanto l’emergenza spirituale se riconosciuta e educata può rivelarsi una crisi di trasformazione che conduce a guarigioni improvvise a visioni del mondo più ottimistiche e ad una maggiore espressione delle potenzialità e delle capacità quotidiane.

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