Umiltà

La condizione prima per diventare l’altro è quella di non dare troppa importanza a se stessi, sapere sfumare la propria “importanza personale” nell’umiltà della condivisione del proprio destino con l’altro da Sé. 
Saper riconoscere nell’altro un compagno di strada, nel sintomo un alleato, nelle difficoltà un insegnamento, nell’ambiente e nelle creature che lo abitano il flusso interconnesso dello spirito. Avere la disponibilità a deporre le armi del controllo e della difesa per andare verso l’altro, lasciare in secondo piano la nostra visione del mondo per comprendere l’altro dall’interno, sentire come lui sente, vedere le cose dal suo punto di vista. 

La disponibilità a cambiare posto di osservazione, a lasciare di lato i nostri “problemi” per condividere le sue difficoltà, la disponibilità a conoscere l’altro (sintomi compresi) per quello che è e non per l’idea che ce ne siamo fatti, la disponibilità a sentire la verità dell’altro entrando in profondo ascolto senza pretendere di avere noi una verità già pronta da propinare. 

La disponibilità a comprendere l’altro e i suoi bisogni lasciando da parte i progetti che noi abbiamo per lui. La disponibilità a conoscere la passione della sofferenza, nostra o altrui, senza cercare di negarla, combatterla o difendercene. 
La disponibilità a guardare le nostre e le altrui miserie con compassione, con l’umiltà, cioè, di permetterci di sentire e condividere le nostre e le altrui emozioni. La compassione e l’umiltà sufficienti per guardare con occhio benevolo le nostre e le altrui difficoltà, incapacità, mancanze, preoccupazioni, sofferenze, paure, entrarne in contatto e diventare loro lasciandole esprimere.

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