Proviamo a immaginare una scacchiera e di essere una pedina. Questa pedina si trova nel primo livello di consapevolezza e osserva la luna. A un certo punto l’osservatore che è nella pedina si rende conto dell’esistenza del giocatore che esegue le mosse. Dirige allora la sua consapevolezza fino ad ampliarsi e comprendere il giocatore. Pensiamo al campo di coscienza dell’osservatore come a una nuvola che può ampliarsi fino a comprendere la scacchiera, le pedine e il giocatore. A questo punto l’osservatore che stava nella pedina che guardava la luna dalla scacchiera potrà anche vedere se stesso e tutta la scacchiera con gli “occhi” del giocatore. Potrà assistere ai suoi pensieri, alle sue emozioni, ai suoi ricordi, ai suoi stessi movimenti sulla scacchiera riconoscendoli come degli eventi che gli succedono, che lo “attraversano”, ma che non “sono” lui. In questo secondo livello di consapevolezza la pedina avrà un “potere personale” infinitamente più vasto. Avrà la possibilità di riconoscere tutto quanto gli “succede dentro”, come contenuti di un campo di coscienza più vasto con il quale potrà non identificarsi, bensì relazionarsi nel modo che riterrà più opportuno. Vedendo se stesso dall’alto potrà cambiare la sua posizione sulla scacchiera (nel mondo) per trovare il suo posto e operare in modo tale da raggiungere l’armonia con se stesso e con l’ambiente esterno. Potrà allora avvenire un ulteriore “salto verticale” grazie al quale l’osservatore potrebbe scoprire di essere una cosa sola con tutto ciò che lo circonda, potrebbe avvertire i suoi limiti dissolversi lasciando un solo centro di consapevolezza attraversato dall’osservazione. Ampliando ulteriormente la nuvoletta del suo campo di coscienza l’osservatore potrebbe realizzare l’unità tra scacchiera, pedina, luna, giocatore, universo.
Potrebbe succedere allora che: l’osservazione mi osserva osservare la luna
Entrerei così in quel piano di esperienza che definimmo terzo livello di consapevolezza. Si tratta del livello nel quale si vivono esperienze transpersonali o mistiche o spirituali di rara intensità per le quali si avverte l’unità fondamentale del creato, si realizza l’incontro con l’essenza, ci si fonde con il tutto nell’esperienza metafisica. Nell’esperienza metafisica l’osservatore si rende all’osservazione che lo osserva osservarsi osservare. In essa, come ricorda Zolla: si fondono le varie persone, come le chiama il Vedanta, quella che vede, quella che ode, quella che fiuta, quella che ricorda e quella che immagina, tutte quante si unificano in un Io che le abbraccia e comprende indistintamente.
Potremmo affermare, a questo punto, che nel primo livello di consapevolezza l’io dice Io sono questo, nel secondo si riconosce nell’Io sono, nel terzo si completa nell’Io sono l’essere. Si comprenderà pertanto la necessità, qualora si vogliano padroneggiare l’esperienza interiore e i relativi stati di coscienza, di riconoscere e sviluppare l’osservatore e la sua capacità di dirigere e ampliare la consapevolezza. Se torniamo ora al nostro circuito dell’esperienza sentire-elaborare-agire composto da colui che sente, colui che elabora e colui che agisce, possiamo riconoscere colui che assiste, cioè l’osservatore, come una funzione superiore di colui che elabora. Potremmo, infatti, ritenere che il modo di elaborare, ad esempio di un rettile, non possa arrivare a comprendere l’osservatore, mentre, invece, il modo di elaborare dell’homo sapiens lo contempli nei diversi piani di consapevolezza accennati. Procedendo in questa direzione arriviamo facilmente a comprendere come il modo di elaborare l’informazione, che come sappiamo è la chiave per padroneggiare gli stati di coscienza e quindi la nostra esperienza di noi stessi e del mondo, sia funzione del modo di osservare di colui che assiste. Possiamo affermare che quando l’osservatore che è in noi assiste, cioè elabora le informazioni in arrivo, secondo modalità tipiche del primo livello di consapevolezza ci troviamo immersi nel Mondo della Conoscenza; quando l’osservatore assiste secondo le modalità tipiche del secondo livello di consapevolezza accediamo al Mondo della Consapevolezza; quando l’osservatore assiste secondo modalità tipiche del terzo livello di consapevolezza ci si schiudono le porte del Mondo dell’essenza. Ogni mondo, ogni livello di consapevolezza, può essere visto come un Sistema di Coscienza (SC), all’interno del quale si agitano diversi Sottosistemi di Coscienza (STC), gli Stati di Coscienza Specifici di Sistema (SCSS), i quali passano con maggiore o minore fluidità gli uni negli altri, così come le onde dell’oceano. Il passaggio da uno SCSS a un altro avviene per quelli che potremmo chiamare salti orizzontali di coscienza. Il passaggio da un SC a un altro è invece subordinato a salti verticali di coscienza per i quali sembra che null’altro si possa fare se non creare le condizioni giuste. In BTE ci si occupa di padroneggiare tali salti orizzontali e creare le condizioni per i salti verticali. Ogni salto è un cambiamento di Transe.