Contratti la tua discesa nel sole con rintocchi discreti Sussurri l’ingresso nei tuoi giorni da uomo con il piglio rispettoso dei saggi. Sai d’estate Comparirai al volgere dell’alba Che tutti noi vegliamo Con la pacata apprensione. Dei momenti specialiQui il mare galoppa puledri selvaggi E un bagliore di luna Splende …
Scelsi un seggio dalle parti del cieloper accudire un sottinteso risveglioimbandire di sole la mensa del mio senso sentitosussurrare alle vele sul lagoun dialogo di complicità scontaterovistare tra il gelsomino in ritardol’incipienza di foglie caducheche al bosco inducono umida soglia
Mentre i messaggeri del cielo Cinguettano l’orchestra della biodiversità Mi richiamasti a un cuore puro Sottolineando la metafora degli ingrati Ti alleasti al rombo notturno dei grilli Per invocarmi il salto degli iniziati Solo viatico per i tuoi occhi cristallo E la tua pelle vibrante l’intatta melodia delle sfere Io…
Vengano signori, roba bella Che domani si chiude Non è uno scherzo Ma l’arrembaggio di capperi e pomodori panteschi Battenti la grancassa delle occasioni da non perdere Che ci fa qui la guarda costiera? Schiamazza il mucchio di bagnanti curiosi Grati a un diversivo Che li salvi dallo sciabordio dell’ozio…
Scauri Svetta un mezzogiorno indiscutibile Steso alla graticola dei venti Indotta alla salsedine dei turchi Votata allo stupro dell’eleganza Sorte fausta Per una terra che trasuda memoria D’incolte stagioni Alla mercé dell’orda.
In tua presenza Scompiglio un respiro affannoso Rubato alla cerimonia della foresta Forse azzardando un impatto sacro Che mi dice la piccolezza dei miei giorni Spesi a dimenticarti Infrange il corteo quotidiano delle ambizioni Nel silenzio delle cose da fare Lasciando la parola alla brezza del grande spirito Che accarezza zitto…
Manuelito, has madrugado? Manuelito ha il braccio duro e lo sguardo di sbieco S’immerge adagio nell’acqua calliente Ebbro di un sollievo a lungo atteso Invano. Cecilia è di primo fiore Innalza un inno al sangue Portando a spasso le sue mutande trasparenti Maliziose Il nero sottopone a una disciplina ferrea…
Alla roccia dello sciamano La voce ha inebriato il brusio del mio afflato Con il sorriso dei residenti alla fonte Ha disceso la pienezza vuota della benedizione Sussurrato la platea spirituale delle presenze locali In un dialogo di soggetti senza spazio ne tempo A monito dei doni dispensati prima d’essere…
Indicemmo il proposito lucente di scordato sole insieme sventammo il vento nei giorni delle irte scale nella resa fraterna di germogli in fiore fragore di baldanza estiva varcammo l’apogeo della notte tuonammo stelle di sorrisi battiti e intimo cristallo approdammo alla grammatica benedetta degli dei ciascuno a suo modo vergine…
Insieme Vedemmo l’affresco dei rosa Calare sul muso ghiacciato Di fine millennio Accompagnammo la cerimonia sparsa Di luci e tabernacoli seminati a iosa Su e giù per i navigli, verso Vigevano. Di te Ascoltai il sollievo intatto di una voce bambina Sgranarsi con riguardo speciale all’incipienza dell’ultimo…
Stormi di folaghe indugiano Le capovolte della necessità Con tuffi eroici al limitare dei ghiacci Germani in famiglia sintetizzano il rituale dell’appetito Ribaltando in cielo code arruffate Che il rintocco sincronico di aironi in volo Affresca con le tinte del sole Sprazzi di bagliori invernali Redatti a scompigliare il Grande…
Adesso é nero mare nero La notte circoscrive un vento saporito Di trasgressioni Debito al vicino oriente Venuto in groppa al ferro e al fuoco Senza il ritegno della ponderazione Foga di sangue e voglia Brama turgida, selvaggia, acceso sale Galoppo incolto della necessità Steso qui sotto Da un andare…
Sto male E tutti mi vogliono bene Sarai tu l’agguato divoramortali? Non ti disseterai del mio sangue. L’unica morte è soccomberti Giullare rapito dai sensi. La gabbia dentata del tuo ghigno Non si spalancherà sul mio cadavere Se la sofferenza rende umani Varcherò altrove le soglie dell’estasi Sarò povero di…
Avevi diciott’anni Volevi che fumassi Gauloises e portassi camicie scozzesi io obbedivo e ti prendevo ogni giorno sul divano di mamma ti alzavo la gonna contro il muro nell’orgoglio dei sensi tu mi inondavi le mani con la fonte dell’eterna giovinezza. Di te mi son rimasti due seni turgidi ritti…
Alle soglie dell’imbrunire attingo la coreografia di celesti sfere