Punti di riferimento


Dapprima grande bianco increspò le acque nella quale si specchiava l’illusione di me. Fu così che le immagini della mia mente scivolarono nel buio ed egli mi ricordò: “Ora potrai vederti come sei, guerriero”. La sua voce perentoria ed esatta scorse come un fremito gelido tra le mie viscere, suggerendomi il baratro.
Come quando scivoli giù per il dirupo e la tua mano si aggrappa e ad essa viene tolto il punto di appoggio. Steso, spodestato dall’inadeguata rincorsa, compiuto nell’irruzione a palazzo, perseguito dalla chiarezza dell’agguato, s’infranse il veto della scontata miseria, scivolò l’onesta presenza di un cammino da percorrere, distese l’abisso, colorò la notte d’inverse pretese, attinse al trono di sabbia, tradusse l’empio in catene, prese a prestito la logica fasulla del tempo, prima di spazzare l’insolenza dall’ambito regale, prima di atterrirsi nel vuoto e scoprirne la trascendenza.
Quando venne il momento, la mia mente, senza più nella da fare cessò di esistere trascinandomi con sé oltre il nulla.
Il maestro, terso nel chiaro, sorrise al piccolo uomo che si agitava in me e pronunciò dal silenzio: ”Osserva ciò che crea la tua mente e potrai vedere cosa nasconde l’illusione di te”.
Presi a osservare, mentre ancora non avevo l’esatta coscienza di ciò che stavo per fare, realizzai ogni pensiero svanire nel nulla. 

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