Il termine Transpersonale applicato alla psicologia sembra essere stato utilizzato per la prima volta da Roberto Assagioli, il creatore della Psicosintesi, ed in seguito da Gustav Jung. Esso sta ad indicare quelle aree della realtà psichica che si estendono oltre l’identificazione con la personalità individuale. La Psicologia Transpersonale pertanto sta ad indicare quell’approccio psicologico che si occupa dello studio e della cultura della spiritualità e delle esperienze spirituali in un contesto psicologico; si caratterizza come il contributo degli ambienti scientifici allo studio e alla comprensione dell’esperienza interiore di ordine trascendente. Esperienza che nel corso dei secoli ha ricevuto, dalle diverse tradizioni numerose denominazioni: estasi mistica, esperienza cosmica, coscienza cosmica, esperienza oceanica, peak experience, nirvana, satori, samadhi, regno dei cieli, ecc.
Nella sua ricerca, la Psicologia Transpersonale integra l’esperienza della psicologia occidentale, soprattutto del filone gestaltico, esistenziale, umanista, con le tradizioni mistiche fondate sulla meditazione e con quelle sciamaniche fondate sull’estasi e sul contatto diretto con le forze della natura. Subisce inoltre una forte influenza dalle più recenti acquisizioni della fisica moderna e della biofisica ed è in stretto rapporto con altre scienze quali: la sofrologia, la sociologia, l’antropologia e l’etnopsichiatria.
La storia
William James, pioniere della psicologia, fu il primo a studiare le esperienze mistiche considerandole eventi sia psicologici sia religiosi.
In “The Varieties of Religious Experiences”, James considera le esperienze mistiche come un “sano e naturale impulso”, fondamento di ogni religione. Freud e le successive scuole di psicoanalisi stigmatizzarono queste esperienze, definendole fantasie regressive allo stato uterino; i Comportamentisti spostarono definitivamente l’attenzione della scienza dal mondo degli stati di coscienza a quello del comportamento. Tuttavia, contestualmente alle tendenze dominanti, sopravvisse una scuola di pensiero, sostenuta da studiosi eterogenei per formazione e provenienza, che continuò a mantenere la trascendenza dell’io e l’esperienza spirituale al centro della propria ricerca psicologica.
Primo fra tutti è da citare Carl Gustav Jung, il quale postulò l’esistenza di un Inconscio Collettivo, inizialmente da lui stesso definito “Ueberpersonliche” (Transpersonale). Tale Inconscio sarebbe l’artefice della fondamentale interconnessione di ogni psiche individuale e sarebbe popolato da Archetipi, i quali costituiscono la base stessa di ogni esperienza transpersonale.
Secondo Jung, noi facciamo indirettamente esperienza degli Archetipi attraverso i sogni, i simboli, le favole, i rituali, mentre le esperienze mistiche ci consentono l’accesso diretto al mondo archetipico. Egli arrivò ad indicare nell’esperienza spirituale la via maestra per la risoluzione delle nevrosi. Abraham Maslow fu il fondatore della Psicologia Umanistica e gettò le basi, forse più di chiunque altro, per la nascita della Psicologia Transpersonale in quanto forza organizzata all’interno del panorama degli approcci psicologici. Egli stesso considerò la Psicologia Umanistica, che definì la Terza Forza della psicologia, dopo la Psicoanalisi e il Comportamentismo, come una fase di transizione che preparava ad una “ancora più alta Quarta Psicologia, transpersonale, transumana”. Tale movimento riconosceva come proprio punto di partenza per la comprensione del disagio l’esplorazione del cosmo più i bisogni e gli interessi umani, andando oltre concetti quali umanità, identità, autorealizzazione personale, verso una trascendenza del sé.
Roberto Assagioli ebbe il grande merito di trascendere per primo i limiti della Psicoanalisi, proponendo un approccio definito “Psicosintesi”, che consentisse all’individuo di ampliare i suoi confini personali verso la realizzazione di un Sé Transpersonale. Sembra inoltre che fu lui a coniare per primo il termine Psicologia Transpersonale.
Pierre Weil, uno dei grandi Padri della Psicologia Transpersonale, esplorando le dimensioni dell’esperienza interiore, come ci ricorda nel suo libro “L’uomo senza frontiere” , ha individuato una serie di confini che limitano l’uomo nella sua visione del mondo, definendo così, magistralmente, gli ambiti di intervento della Psicologia Transpersonale. Essi sono: la coscienza, la memoria, l’evoluzione e la morte.
La principale prerogativa del movimento transpersonale sono la conoscenza e la trascendenza di tali confini, operando con metodi scientifici per lo sviluppo delle seguenti tesi:
1. La coscienza è un flusso incessante ed illimitato. I limiti esistono solo nella mente dell’uomo.
2. La memoria va oltre la filogenesi e può risalire lungo la giornata evolutiva del vivente fino alla fonte stessa dell’energia vitale.
3. L’evoluzione umana non si ferma all’intelletto o alla fase della maturità sessuale, ma procede verso qualità più elevate quali: saggezza, amore, umiltà, compassione, consapevolezza, ecc.
4. La morte è solo un passaggio, un occasione per attingere a nuove dimensioni dell’essere.
Stanislav Grof e Ken Wilber sono le figure attualmente più rappresentative del movimento transpersonale. Stan Grof, come vedremo, è stato uno dei primi ad elaborare un modello psicodinamico transpersonale, oltre che una mappa dell’esperienza interiore e una metodologia psicoterapeutica ad approccio transpersonale.
Ken Wilber è da considerarsi senza dubbio il più fertile teorico transpersonale vivente; egli ha, tra l’altro, elaborato un modello di sviluppo della coscienza che consente di integrare i vari modelli psicologici: cognitivo, morale, psicodinamico e spirituale. Altri autori che collateralmente hanno nutrito il grande fiume del Transpersonale sono da considerarsi: Karen Horney con il suo concetto di “Vero Sé”; Victor Frankl, il quale basava il suo lavoro sulla ricerca del significato e sulla nozione di “autotrascendenza”; Carl Rogers, che includeva il concetto di “potere spirituale trascendente” tra le caratteristiche di una persona pienamente funzionante e Fritz Perls, che fu profondamente influenzato dallo Zen nella elaborazione della sua Terapia della Gestalt.
La prima Associazione di Psicologia Transpersonale fu fondata negli Stati Uniti nel 1969 ad opera di personalità quali: Charlotte Buhler, Abraham Maslow, Allan Watts, Arthur Koestler, Viktor Frankl. Pubblicarono la rivista The Journal of Transpersonal Psychology, fondata da Antony J. Sutich e alla quale collaborano tutti i maggiori esponenti americani del movimento Transpersonale quali: Ken Wilber, Stan Grof, Stanley Krippner, Lawrence Le Shan, Michael Murphy, Charles T. Tart, Frances E. Vaughan, e altri.
In Italia, gli autori che più hanno contribuito alla elaborazione teorica e alla diffusione del movimento transpersonale sono: Laura Boggio Gilot, Arturo De Luca e Pier Luigi Lattuada. Laura Boggio Gilot nei suoi testi esplora la Psicologia Transpersonale alla luce della Psicosintesi e della meditazione Vedanta. Arturo De Luca coglie la dimensione transpersonale attraverso il Rebirthing e la Respirazione Olotropica di Grof. Lattuada ha elaborato la Biotransenergetica, una disciplina Transpersonale influenzata dalle antiche tradizioni sciamaniche.
Le linee essenziali
Il modello Psicoterapeutico Transpersonale si svolge lungo le seguenti linee essenziali:
Ciascuno di noi possiede una “natura intima”, essenziale, naturale, innata, fondata biologicamente. Tale natura è in parte specifica della persona, in parte caratteristica dell’intera specie. Essa sembra essere “intrinsecamente buona”. È portatrice dei bisogni di base e contiene le emozioni e le capacità umane fondamentali, le potenzialità, i talenti, gli equilibri fisiologici e temperamentali, l’attrezzatura anatomica e così via.
Questo nucleo intimo fondato sulle potenzialità ha bisogno di essere nutrito e sostenuto per potersi radicare. L’educazione, le aspettative culturali, i condizionamenti, il timore della disapprovazione, lo soffocano con facilità. I contenuti di tale nucleo pertanto sono per lo più repressi e, pertanto, inconsci.
Dalla repressione, frustrazione o negazione di tali potenzialità intrinseche si genera la malattia. I disturbi della personalità vanno pertanto considerati come il risultato di un blocco nel processo di autorealizzazione.
Il processo di autorealizzazione passa attraverso il contatto con la propria natura intima, l’accettazione incondizionata di sè, cioè dei propri bisogni e aspirazioni e la loro espressione, ovvero la realizzazione di queste capacità latenti o potenzialità verso quel “pieno compimento” della nostra essenza naturale e, come vedremo, spirituale.
Lungo questa strada gli ostacoli vanno ricercati nei fattori di stabilizzazione o strutture conservative dell’ io. Tali strutture se cronicizzate e consolidate da un eccessivo rigore nell’attenzione alle norme del sociale, finiscono per bloccare la libera espressione del nostro sé e ad imprigionare la spontaneità e la naturalezza in schemi di comportamento stereotipati.
Inoltre esse sono sostenute da istanze quali: il controllo, la volontà, l’autocritica, l’analisi, la misura, il conformismo, la ponderatezza, la cautela; finiscono quindi per sostituirsi a quella forza dinamica e saggia, a quella voce interiore che tende a guidarci verso ciò che è “giusto” per noi stessi e per chi ci circonda, verso qualità più genuinamente umane quali la fiducia, l’amore, l’umiltà, la compassione, la determinazione, la comprensione, la sincerità, la fluidità, la sensibilità.
la spiritualità non s’impara si cresce con essa se sappiamo porci le domande appropriate potremmo attraverso studi concreti definirci enti spirituali. Il contatto con la Natura e le sue risposte al nostro passaggio ci confermeranno tale identità del nostro Sè.
Credo e vivo secondo i valori che ho riconosciuto anche in Cristo mio modello di vita: nell’Amore nel Rispetto nella Dignità nella Libertà nella Lealtà.
La stimo. Grazie di esistere.