L’aristocrazia dei tuoi fianchi
compone un pacato silenzio
requiem della passione
per lo stupore antico della mia pelle.
L’incipienza delle mie mani
indugia sulla soglia dell’Eden
cacciata da una dea benevola,
rotonda come le messi di giugno,
sopita dal brusio logorroico della pazza di casa,
splendida come i cristalli della neve di Qaanaaq
lambiti dallo spasso remoto dei raggi.