LA MENTE UNITIVA
Termini quali universo, vita, coscienza, uomo, sono troppo facili a pronunciarsi. Spesso facciamo talmente in fretta a nominare un concetto da perdere di vista la quantità impressionante d’informazione che esso contiene o la sua straordinaria molteplicità di aspetti.
Varrebbe forse la pena che ogni volta che pronunciassimo parole come Dio, o natura, o amore ci fermassimo in religioso silenzio per qualche minuto almeno. Oltre a onorare l’essenza del concetto che stiamo esprimendo, potrebbe così, forse, capitarci di renderci conto che quando parliamo di qualcosa, in realtà parliamo dell’idea che noi ne abbiamo.
L’idea che ci facciamo della “realtà” dipende, in ultima analisi, da quello che noi vogliamo fare della “realtà”. Per il muratore sarà funzionale un mondo fatto di mattoni e cemento; per il chimico uno fatto di molecole ed elementi; per l’economista un mondo determinato dai mercati.
Ed è tutto vero, i mercati esistono così come il cemento o gli anelli di benzene, solo che all’economista non importa nulla di vedere il mondo in termini di molecole o al muratore in termini di mercato. Allo stesso modo, a un medico, a uno psicologo, o a un terapeuta che vogliano occuparsi del benessere psicofisico, o a un ricercatore spirituale, sarà necessaria una chiave con la quale leggere il mondo. Fin dall’inizio della nostra trattazione abbiamo individuato due grandi concezioni del mondo: quella lineare, razionale della mente duale; quella circolare, olistica, integrale, della mente unitiva.
Abbiamo visto come la prima abbia dato luogo alla scienza positivista che ha dominato incontrastata la scena per alcuni secoli, e come la seconda, che ha percorso per almeno due millenni il versante nascosto delle tradizioni mistiche, sia emersa alle soglie del terzo per gettare le basi di un nuovo paradigma scientifico, il paradigma olistico. Gettando uno sguardo alla nostra storia con occhio unitario, inoltre, possiamo aderire alla lettura che ne fanno ricercatrici come la Eisler, la quale, sostenuta tra l’altro dalle più recenti ricerche archeologiche, arriva a identificare due modelli culturali che si sono alternati nel corso della storia: il modello dominatore, caratterizzato dal predominio di una metà dell’umanità, solitamente quella maschile, sull’altra; e il modello mutuale, nel quale le relazioni sociali si basano prevalentemente sulla condivisione.
Secondo la Eisler gli ultimi quattromila anni sono stati caratterizzati dal modello del predominio, anche se non è stato sempre così. La rivoluzione archeologica, frutto delle più recenti scoperte di siti del neolitico quali le città di Catal Huyuk e Hacilar, ci svelano un passato nascosto dominato dal culto della Dea Madre e da una cultura della condivisione. L’emergenza del nuovo paradigma olistico ci suggerisce che potrebbe essere prossimo il momento di un avvicendamento, foriero di una nuova “età dell’oro”, fondata sulla condivisione, sulla complementarietà e sull’unione piuttosto che sulla competizione e il predominio.
Varrebbe forse la pena che ogni volta che pronunciassimo parole come Dio, o natura, o amore ci fermassimo in religioso silenzio per qualche minuto almeno. Oltre a onorare l’essenza del concetto che stiamo esprimendo, potrebbe così, forse, capitarci di renderci conto che quando parliamo di qualcosa, in realtà parliamo dell’idea che noi ne abbiamo.
L’idea che ci facciamo della “realtà” dipende, in ultima analisi, da quello che noi vogliamo fare della “realtà”. Per il muratore sarà funzionale un mondo fatto di mattoni e cemento; per il chimico uno fatto di molecole ed elementi; per l’economista un mondo determinato dai mercati.
Ed è tutto vero, i mercati esistono così come il cemento o gli anelli di benzene, solo che all’economista non importa nulla di vedere il mondo in termini di molecole o al muratore in termini di mercato. Allo stesso modo, a un medico, a uno psicologo, o a un terapeuta che vogliano occuparsi del benessere psicofisico, o a un ricercatore spirituale, sarà necessaria una chiave con la quale leggere il mondo. Fin dall’inizio della nostra trattazione abbiamo individuato due grandi concezioni del mondo: quella lineare, razionale della mente duale; quella circolare, olistica, integrale, della mente unitiva.
Abbiamo visto come la prima abbia dato luogo alla scienza positivista che ha dominato incontrastata la scena per alcuni secoli, e come la seconda, che ha percorso per almeno due millenni il versante nascosto delle tradizioni mistiche, sia emersa alle soglie del terzo per gettare le basi di un nuovo paradigma scientifico, il paradigma olistico. Gettando uno sguardo alla nostra storia con occhio unitario, inoltre, possiamo aderire alla lettura che ne fanno ricercatrici come la Eisler, la quale, sostenuta tra l’altro dalle più recenti ricerche archeologiche, arriva a identificare due modelli culturali che si sono alternati nel corso della storia: il modello dominatore, caratterizzato dal predominio di una metà dell’umanità, solitamente quella maschile, sull’altra; e il modello mutuale, nel quale le relazioni sociali si basano prevalentemente sulla condivisione.
Secondo la Eisler gli ultimi quattromila anni sono stati caratterizzati dal modello del predominio, anche se non è stato sempre così. La rivoluzione archeologica, frutto delle più recenti scoperte di siti del neolitico quali le città di Catal Huyuk e Hacilar, ci svelano un passato nascosto dominato dal culto della Dea Madre e da una cultura della condivisione. L’emergenza del nuovo paradigma olistico ci suggerisce che potrebbe essere prossimo il momento di un avvicendamento, foriero di una nuova “età dell’oro”, fondata sulla condivisione, sulla complementarietà e sull’unione piuttosto che sulla competizione e il predominio.
Riprendendo l’applicazione dei due modelli all’ambito delle scienze umane, quali medicina, psicologia, pedagogia ecc., possiamo renderci conto di come la diffusa concezione del sintomo come segno di malattia, e della malattia come un nemico da combattere, sia figlia della mente duale artefice del modello del dominio che ha raggiunto la sua massima espressione, operando nell’ambito del paradigma cartesiano-newtoniano, nella società tecnologica attuale.
La proposta BTE che vede nel sintomo un alleato, nella malattia un segno di ipersensibilità da gestire, di qualità da risvegliare o di potenzialità da realizzare attraverso il riconoscimento e il ristabilimento del flusso delle forze elementali in gioco, è figlia della mente unitiva che si sta riaffacciando sul palcoscenico della storia rivendicando un ruolo di primo piano dopo i millenni di schiavitù nei quali è stata relegata esclusivamente nei cuori dei saggi, di quella schiera di mistici o santi, artisti o poeti, ribelli o asceti lasciati ai margini degli eventi e spesso perseguitati.
La proposta BTE che vede nel sintomo un alleato, nella malattia un segno di ipersensibilità da gestire, di qualità da risvegliare o di potenzialità da realizzare attraverso il riconoscimento e il ristabilimento del flusso delle forze elementali in gioco, è figlia della mente unitiva che si sta riaffacciando sul palcoscenico della storia rivendicando un ruolo di primo piano dopo i millenni di schiavitù nei quali è stata relegata esclusivamente nei cuori dei saggi, di quella schiera di mistici o santi, artisti o poeti, ribelli o asceti lasciati ai margini degli eventi e spesso perseguitati.
tratto da “Biotransenergetica”, di Pier Luigi #Lattuada
#Orixas #Archetipi #BTE #Transpersonal #Axè #Awake
#Orixas #Archetipi #BTE #Transpersonal #Axè #Awake