Io mi perdono

Il perdono o è gratuito o non è.
Non è merce di scambio. E spesso non è qualcosa da offrire all’altro. Ma, semplicemente, a se stessi. Perdonarsi. Accogliersi e restare lì esattamente dove si è. Con ciò che si ha. Dentro e fuori.
Perdonarsi di non essere perfetto, di non aver saputo trattenere una persona quando sapevamo che stava andando via da noi, di aver stretto troppo qualcuno o qualcosa fino a dissolvere la volontà dell’altro, di esserci sempre stato o di non esserci stato mai.
Perdonarsi di non aver saputo donare, quando si cercava fuori ciò che c’era dentro. O di aver donato tutto e ora dover fare i conti con se stessi. Ma nulla è perso di ciò che è fatto per amore. E ciò che abbiamo donato ci ha spalancato le porte del paradiso e ha reso pura la nostra anima. Perdonarsi quindi di non essere Dio, le cose vanno a volte non come le vorremmo ma seguono sentieri che non sappiamo.
Perdonare come fidarsi di nuovo di se stessi. Sciogliere i vincoli e i legami di un passato che non ha più senso portare nel presente. Ricominciare a donare.
In fondo si sprecano molte più energie per non perdonare che per farlo. Ma spesso ci si giunge solo dopo un lungo cammino interiore. E quando si arriva a perdonare l’altro o a perdonare se stessi, si arriva a lasciar andare. Il rimprovero perde forza, il giudizio si dissolve. E allora, se non vi è giudizio, dov’è la colpa?
Perdonare capendo che siamo vittime di altre vittime. E a volte anche noi stessi siamo vittime dei nostri malumori.
Perdonare, per ricominciare.

Luigi Jack Sarto

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