Counseling Journal: Lettera dal Direttore
Patrizia Pinoli
La prima uscita di una nuova pubblicazione è un momento speciale. In modo diverso, lo è per i lettori interessati, forse curiosi, certamente portatori di qualche aspettativa; lo è per chi da mesi ha coltivato il sogno, ha elaborato il progetto, ha lavorato per realizzarlo, si è confrontato con entusiasmi e incertezze, si è posto tante domande e ha cercato risposte, soluzioni e nuove idee.
Abbiamo imparato, in redazione, che, al di là della passione per il nostro lavoro, è bene fare qualche conto con la realtà. Ci siamo chiesti se l’impresa fosse fattibile, se avesse senso dedicarci tempo ed energie, se il nostro prodotto potesse davvero interessare. Abbiamo convenuto che sì, valeva la pena di mettersi in gioco con i nostri strumenti, offrendo il servizio di una buona comunicazione.
Il nostro viaggio è iniziato in acque non ancora propriamente calme. Le recenti disposizioni legislative in merito alle professioni non organizzate costituiscono una importante risposta alle istanze di riconoscimento del counseling nell’ambito professionale italiano e introducono significativi elementi di novità e di disciplina, a beneficio tanto dei counselor quanto dei loro clienti. Per molti ciò non sembra scontato: le polemiche non si sono esaurite; le prese di posizione da parte del Colap e delle diverse associazioni di counseling non sono mancate e continuano con decisione.
In questo momento e in questa sede, desideriamo riprendere, tra le tante parole spese in proposito, quelle di Marcella Danon: “Il counselor si presenta e c’è come persona. Persona attenta, non giudicante, accogliente, aperta” (Danon, 2000, p.7). Semplici ed efficaci, rimandano a un mondo del counseling che, al di là dell’insegnamento dei padri storici, oltre le indicazioni e gli orientamenti delle scuole di formazione e delle associazioni di categoria, superando incomprensioni e diatribe,ritrova la sua anima nella dimensione antica e universale dell’accogliere, del prendersi cura, dell’offrire aiuto e supporto. Sappiamo quanto ciò sia importante se l’obiettivo è quello di dare una risposta a chi vive un disagio, a chi è di fronte a una prova ardua da superare, a chi chiede un po’ di attenzione, a chi vuole imparare a costruire relazioni all’insegna dell’autenticità, a chi è in cerca di una nuova pienezza di vita.
Si tratta quindi di esserci: certamente come operatori riconosciuti nelle loro preparazione e professionalità, ma soprattutto come protagonisti entusiasti nell’impegno per la costruzione di una nuova cultura intessuta di condivisione, libertà, creatività, rispetto, responsabilità. Tutto intorno a noi ci dice che non è più il caso di rimandare.
Noi vogliamo esserci.
Come redazione intendiamo metterci in ascolto delle diverse voci e fornire a chi lo desideri lo spazio per esprimersi, farsi conoscere, dibattere temi di interesse comune, avanzare proposte, portare spunti di riflessione o novità. Ciò contribuirà certamente a far sì che le diverse realtà si conoscano e, nello scambio e nel confronto, si arricchiscano a vicenda. In tutti i percorsi di formazione si insegna che il counselor, come qualsiasi altro valido professionista, non smette mai di imparare, di crescere, di rinnovarsi: attenzione, curiosità, creatività sono parte del suo bagaglio di strumenti. Ci auguriamo che, nelle pagine di questa rivista, i lettori possano trovare spunti per elaborare personalmente modi sempre più adeguati di sapere, saper fare, saper essere.
Buona lettura e buon lavoro.