Appartenere

Appartenere
P.L.Lattuada MD., Ph.D
Genius Loci
L’essere umano è un ente sociale, ci ricorda Marx, l’evoluzione è co-evoluzione di organismo e ambiente, ammonisce Bateson, tutto è un dialogo partecipativo suggeriscono la fisica moderna e la ricerca sugli stati di coscienza.
In un contesto dinamico e interconnesso potremmo chiederci quale sia il rapporto che ciascuno di noi ha con il senso di appartenenza.
La mente ordinaria della piccola donna e del piccolo uomo forte del suo pensiero convenzionale, spinta dalla smania di auto-affermazione si pregia di non appartenere a niente e a nessuno se non a se stessa. Posizione legittima, allo stesso modo di quella opposta che nasce dalla scelta di appartenere a ciò che ci piace e di non appartenere a ciò in cui non ci riconosciamo. Pia, reattiva illusione.
Apparteniamo al genere umano, a questo mondo, al nostro paese di origine, alla nostra famiglia, alla comunità culturale e professionale di riferimento e così via.
Quando ci liberiamo dal dualismo appartengo/non appartengo, sottomissione/ribellione, allora siamo liberi di confrontarci Veramente con la faccenda del nostro dialogo partecipativo con il mondo.
Ci accorgiamo che trovare il nostro posto nel mondo, il quarto quadrante di Wilber, è la migliore delle garanzie di validità del nostro cammino evolutivo.
Il mio modo di appartenere scandisce pertanto le tappe del mio processo di realizzazione.
Il coraggio di sentirsi parte, pari tra pari, passa attraverso la partecipazione al nutrimento del genius loci,l’intelligenza del gruppo, quella dimensione transpersonale ineffabile che avvolge e coinvolge, sostiene e guida, l’affermazione del nostro posto nel cerchio e l’assunzione di responsabilità che ne consegue conducono alla consapevolezza che l’archetipo comanda gli inconsapevoli e guida chi sa vedere.
L’accettazione dell’appartenenza, libero tra liberi, trasforma il fantasma della dipendenza nel mandala della presenza, la persistenza del contatto con il simbolo unificante della psyché, il cosmos del campo unificate, l’archetipo dell’unità definisce il temenos, quello spazio sacro interiore, atanor alchemico dove il piombo dell’importanza personale può trasformarsi nell’arte del dono di Sé.
Dono che, come insegna la saggezza perenne della tradizione, ritorna a noi sotto forma di forza spirituale che svela alla piccola donna e al piccolo uomo persi nella loro Realtà convenzionale disseminata di pregiudizi, diffidenze ed egoismi la Verità della fiduciosa scomparsa a se stessi, della presenza consapevole al cospetto della propria essenza transpersonale.
Un modello
L’unione fa la forza, recita la saggezza popolare che non scomoda i massimi sistemi per suggerire ciò che il buon senso comune ha imparato dall’esperienza.
Vediamo come Claudio Tomati delinea il processo evolutivo dell’appartenenza:
“Possiamo distinguere tre fasi nello sviluppo del “seme” che è lo Spirito del gruppo verso la sua piena liberazione, l'”albero perfetto”: lo stadio della moltitudine, lo stadio della setta, lo stadio della fratria. Queste tre fasi corrispondono allo stadio dell’Es, dell’Io e del Sé transpersonale dell’evoluzione dell’individuo: si passa da una fase in cui l’identità del gruppo è in formazione, a una fase in cui è acquisita e però sta stretta a una fase in cui è trascesa e il cerchio si mostra come riflesso microcosmico dell’Uno macrocosmico. Ognuna di questa fase presenta due aspetti, uno conservativo e uno di auto-trascendenza: ogni nuova acquisizione ha bisogno da un lato di essere difesa, anche strenuamente, dall’altro di essere trascesa, come nel gioco cosmico tra conservazione e distruzione/creazione, i compiti affidati agli dei Vishnu e Shiva. Ognuna di queste fasi ha, in conclusione, a che fare con la risposta alla questione del potere personale, la quale si mostra innanzitutto nel confronto con il leader.” (Tomati 2007, p. 79)
E’ evidente che il leader e la norma che egli rappresenta, in nome del Padre, come direbbe Lacan, con tutti i suoi simboli è lo specchio che scandisce attraverso il nostro modo di affrontare le fasi descritte, le tappe del nostro viaggio verso il Sé.
“Questa fase è stata definita della maturità, dell’intimità, della differenziazione, del raggiungimento, contraddistinta da progettualità, produzione, sentimenti positivi verso i conduttore, intimità, caldi sentimenti e coesione, interdipendenza e fiducia, elevato livello di appartenenza, intimità, integrazione.” (Tomati 2007, p. 89).
“Moriamo qui come figli che demandano a gruppo-madre la responsabilità dell’identità, rinasciamo, dopo il salto nel vuotodi cui parla Grof, nella piena consapevolezza del nostro posto nel cerchio, rinasciamo come fratelli tra fratelli che rispettano il posto dell’altro e che affermano il rispetto del proprio. Una rinascita iniziatica come adulti, una volta liberati dalle scorie_dell’ego infantile, come nei riti di passaggio delle civiltà tradizionali.” (Tomati 2007, p. 90).  
In Concreto
Che fare quindi?
Cosa resta da fare ai “nati due volte” per onorare nel mondo l’appartenenza alla fratria, liberi tra liberi?
“Cair na real” dicono i brasiliani, scendere sul piano di realtà, entrare nello specifico di passi ordinari.
Darsi regole e rispettarle, regole condivise, flessibili in modo che il controllo normativo non risulti repressivo e frenante ma che al tempo stesso venga accolto e compreso nel suo valore di garanzia e tutela.
Confrontarsi con una specifica regola ci da la misura del nostro grado di coerenza con l’adesione alla teoria e alla pratica del modello di riferimento, del nostro grado di liberazione dalla schiavitù dell’identificazione narcisistica, dal sonno della ragione che macina pretesti e spiegazioni per differenziarsi, dubitare, reagire.
La regola rappresenta la strettoia, la bilancia che soppesa il cuore e gli richiede di farsi piuma perché possa schiudersi la soglia, oltre la mente.
La regola rappresenta il maestro che ammonisce: lascia tutto e seguimi, senza pretesti, senza ma, senza se.
Come effetto collaterale dell’adesione alla regola condivisa si produrrà l’ingresso nella coscienza transpersonale di cui parla Lazslo, a quel “campo unificato di cointelligenza che qualcosa di diverso della semplice somma delle intelligenze individuali”. (Kash 1989).
P.S.
Nel caso di uno specifico contesto come, ad esempio, l’ambito professionale caratterizzato dalla formazione all’approccio transpersonale della BTE, allo stato attuale delle nostre possibilità possiamo offrire a chi lo desideri, come alleato lungo il cammino della coerenza transpersonale, il rispetto di scritture quali un codice deontologico e un regolamento, l’iscrizione  un Elenco professionale e la partecipazione all’aggiornamento annuale.
Modeste, concrete adempienze di fronte alle quali siamo invitati a confrontarci con occhi chiari, mente vuota e cuore leggero, affermare, senza pretesti, il nostro si o il nostro no, gravidi entrambi di significati, trascurabili dalla piccola donna e dal piccolo uomo identificato con le istanze egoiche, giustificate dalla ragionevolezza del pensiero convenzionale, imprescindibili per il pensiero post-convenzionale della donna e dell’uomo autentici in rotta verso se stessi.
Note Bibliografiche
Tomati C. (2007), Il Cerchio che cura, Om edizioni, Milano
Bateson G. (1976), Verso un’ecologia della mente, Adelphi,  Milano.
Wilber K. (1982), The  Holografic Paradigm,  New Science Library, Boulder.
Lazslo E. (2011), Interview, Integral Transpersonal Journal n.1, ITI edizioni
Kash D.E., (1989), Perpetual Innovation.

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