Quando ci accade di non capire una cosa,una situazione,una persona,mentalmente tendiamo a separarci da quella realtà. La nostra mente – quando ci accade qualcosa di spiacevole – ha la naturale tendenza di voler analizzare il fatto, cerca di separarlo dal resto della nostra vita, enta di limitarne le conseguenze isolandolo come fosse un nemico dal quale separarsi e allontanarsi, ecco che inizia la caccia al colpevole attraverso una macchinosa analisi di ciò che ci è accaduto.” perché è successo proprio a me e non ad altri… perché Dio ha voluto questo?..” ed ecco arrivare l’instabilità,la mente ha operato tutta una serie di elaborazioni che separano dalla realtà portando alla ricerca di vie di fuga che in quanto tali rendono ancora più traballante l’esistenza: sta iniziando la fase di non accettazione.
La condizione della non accettazione ci pone costantemente nella ricerca di riconoscimento, ci mantiene nel giudizio e nel conflitto… Quale può essere la giusta azione,la “pratica delle pratiche” per riuscire a non separarci più da ciò che viviamo anche quando non riusciamo a comprendere e a condividere tutto? La pratica delle pratiche è riunificare tutte le cose dentro di sé, metterle insieme senza separazione, giudizio, giustificazione, conflitto, competizione, è il “passaggio dallo zero”, luogo oltre lo spazio e il tempo dentro te stesso dove trascendi e includi ponendo in mezzo alla tua vita ciò che ti accade senza separarlo perché ti ha colto alla sprovvista…
La giusta azione è restare senza opporsi alla forza di una tempesta interiore. È accogliere nell’amore le nostre scelte nella consapevolezza di essere amati figli di Dio; siamo la Creazione e possiamo vedere ogni particolare collegato al Tutto, possiamo credere prima ancora di capire, possiamo accedere a piani di conoscenza impensabili… Accogliendo ogni condizione che la vita ci offre senza separare, senza giudicare, facendo del due l’uno, entriamo immediatamente in uno spazio meditativo e di preghiera dove corpo mente spirito unificati possono percepire e vivere stati di gratitudine e guarigione.
Leggo e riporto da un testo di riflessioni sul Vangelo di Don Paolo Spoladore (prete transpersonale…): “La visione analitica e dualistica della vita e la preghiera che ne consegue tendono a priori a conquistare una divinità avversa, a propiziarsi un destino ostile. È una visione che mette sul piatto della bilancia e sugli altari delle religioni sacrifici e sofferenze, rinunce e privazioni per imbonire un fato avverso, per estorcere dalle energie celesti la soddisfazione dei propri desideri. La visione della vita e della preghiera di Maria è splendidamente comparativa. Sa di non dover costringere il Padre a preoccuparsi di Lei e a donarle tutto ciò che le serve non più di quanto debba usare la sua preghiera per far scorrere i fiumi al mare o per far tramontare il sole. È un far rimbalzare le cose dentro il cuore senza ansia, senza tensione, senza giudizio, senza separazione, in uno stato meraviglioso di gratitudine, ringraziamento e lode incessanti, senza mai il minimo dubbio che Dio ci ami e ci gradisca totalmente. In questo stato tutto cambia delle energie che muoviamo,delle soluzioni che progettiamo,del modo di affrontare i problemi e gli imprevisti. ….”
Bruna Villante – Docente BTE
includere…e trascendere. in un'abilità di centratura resa possibile dalla fermezza nel restare lucidi e consapevoli di quale sia, volta per volta, il Giusto Intento… mentre l'ego fa sentire sfiancati e l'anima si solleva…fino a che…