2012, DayAfter

OK oggi è il 21…….e quindi?
2012, DayAfter
P. L. Lattuada M.D., Ph. D.
L’oblio sembra calato su di un argomento che per alcuni anni ha scatenato i fantasmi più originali e reconditi dell’immaginario umano, il 21 dicembre 2012. Singolare.
E se provassimo a gettare un fascio di luce che rischiari il velo del silenzio mediatico?
Ampliare lo sguardo
Di fronte al gran polverone sollevato in occasione del 21 dicembre 2012, possiamo renderci conto di come, ancora una volta, il pensiero convenzionale abbia fatto le sue vittime.
Da un lato i media scandalistici e i fideisti, mal informati, che ipotizzavano la fine del mondo, dall’altra gli organi di comunicazione più ufficiali e gli scientisti ad oltranza che minimizzavano sul calendario Maya e deridevano i loro seguaci. Da un lato i sognatori, che si radunano e celebrano l’ingresso in una nuova era, dall’altro i razionalisti, che riducono il 21 dicembre ad un giorno qualsiasi, la storia si ripete, ahimè, senza che la lezione venga appresa.
Da una parte e dall’altra, tutti sembrano abbracciare acriticamente la visione fornita loro dai rispettivi guru, astrologi o astronomi, profeti New Age o matematici, filosofi, fisici quantistici che siano, che meglio aderisca alle personali, mitologiche credenze.
Vogliamo qui suggerire un pensiero post-convenzionale in grado di trascendere e includere le due visioni purificandole entrambe dalle identificazioni proiettive con le quali ambo le parti sembrano voler persistere nello sciagurato intento di limitare il proprio sguardo.
La profezia
Il dibattito sul 21 dicembre 2012 ebbe inizio con la pubblicazione del libro di José Arguelles[1] The Mayan Factor: Path Beyond Technology, nel quale si portava l’attenzione sul fatto che il calendario del Lungo Computo, il principale calendario Maya si concludesse bruscamente il 21 dicembre 2012.
Secondo i Maya, il tempo non segue un andamento lineare, bensì circolare, ciascun ciclo del Lungo computo dura 1 872 000 giorni (circa 5125 anni) e corrisponde ad un’era del mondo; il passaggio da un’era all’altra è segnata  da un cambiamento più o meno significativo. Il quarto ciclo è iniziato l’ 11 agosto 3144 a.C. e si è concluso il 21 dicembre 2012,  data di inizio del nuovo ciclo  in coincidenza con la fine di  un altro ciclo, il ciclo dell’evoluzione della durata di 25920 anni.
Profezie corrispondenti si possono trovare in molte altre tradizioni culturali, come, ad esempio, presso gli Hopi, Navajo, Cherokee, Apache, Iroquois, oppure presso gli antichi Egizi. I Kabbalisti, gli Esseni, I Q’ero del Perù, i Dogon del Sahara o gli Aborigeni Australiani, i Taoisti Cinesi e gli Indu.
L’evento astrologico[2]
Facendo riferimento al calendario astrologico, ogni 2150 anni, durante l’equinozio di primavera, il sole passa per un segno differente dello zodiaco. I Maya in quanto eccellenti osservatori notarono che la posizione del sole al solstizio d’inverno si spostava leggermente di anno in anno rispetto all’asse galattico. Tale fenomeno, era dovuto come si scoperse molti secoli dopo all’inclinazione dell’asse terrestre e venne chiamato dagli astronomi processione degli equinozi. Il Grande Anno dei Maya indica il tempo che la processione della terra impiega per passare attraverso tutti i segni zodiacali per ritrovarsi, alla fine del ciclo, nello stesso punto della galassia dal quale era passato approssimativamente 25920 anni prima. Il solstizio del 21 dicembre 2012 non avrebbe  rappresentato pertanto solo il ritorno della luce nel mondo, così come avviene ogni anno ma, anche il verificarsi di un evento astronomico eccezionale che si verifica ogni 25920.
L’evento astronomico[3]
Nel concreto:, il sistema solare descrive un’orbita ellittica intorno al centro della galassia, orbita che richiede 25920 per essere completata.  Il 21 dicembre di ogni anno, Il Sole si sposta in prossimità di una linea ideale che corrisponde alla proiezione in cielo del piano in cui giace l’orbita della Terra.  Il 21 dicembre del 2012 il Sole si è allineato con il centro della nostra galassia, la Via Lattea, passando per la “Fenditura del Cigno”, una nebulosa che termina ad altezza dell’Equatore Celeste, dando così inizio  al momento di transizione tra la “notte solare” ed il “giorno solare”.
Certamente questo passaggio, così come l’allineamento del sistema solare col centro della galassia non è un evento che dura un giorno. La processione sposta la posizione degli equinozi e dei solstizi di un grado ogni 71,5 anni, e il sistema solare impiega almeno 36 anni per passare dall’equatore galattico.
La Cintura Fotonica
Il Concetto di cintura fotonica è stato presentato per la prima volta nel 1950 da Paul Otto Hesse[4] nel suo lavoro Der Jüngste Tag (The Last Day), concetto espanso poi da Samael Aun Weor[5] nel 1977 in una lezione dal titolo “L’anello di Alcione” e in seguito nel 1979, nel libro “The End” scritto da Tierrah Boykins e Victoria Stiritz[6] e infine  nel 1981 in un articolo intitolato “And So Tomorrow” pubblicato da  Shirley Kemp sulla rivista UFO Flying Saucer Research Magazine.[7]
La scoperta della cintura fotonica si deve ad una serie di studi delle Pleiadi che iniziò ai giorni del famoso astronomo inglese Sir Edmund Halley (1656-1742), proseguiti poi da Fredrick Wilhelm Bessel e Jose Comas Sola.[8]
La cintura fotonica sarebbe un’immensa regione dello spazio che irradia un’intensa radiazione elettromagnetica che si estenderebbe come un gigantesco anello intorno ad Alcione, in un piano trasversale alle orbite dei suoi sistemi (compreso il nostro) per 2000 anni luce.
Le Tempeste magnetiche
Gregg Braden[9].  Sottolinea come molti astrofisici sostengano che siamo agli inizi di un nuovo ciclo di tempeste magnetiche che hanno avuto il loro picco nel 2012 con un intensità dal 30 al 50% superiore ai precedenti. Sebbene le tempeste magnetiche solari siano cicliche non sono mai avvenute negli ultimi 26.000 anni durante un allineamento galattico e ovviamente con una popolazione così numerosa dotata di una tecnologia così complessa e diffusa.
L’Inversione della polarità terrestre
La prima cosa da sottolineare, come ci ricorda l’astronomo Corrado Ruscica[10] è che i poli magnetici non coincidono con quelli geografici. La definizione che diamo di polo magnetico Nord e Sud è solo una convenzione, di fatto, il polo Nord magnetico si trova al Sud geografico e viceversa. L’ago della bussola non può indicare un polo della stessa polarità, perciò è stato scelto che il polo magnetico Sud, cioè quello fisico, sia chiamato polo Nord magnetico in analogia con il Nord geografico. “Attualmente, il polo Nord magnetico è localizzato al largo della costa occidentale dell’isola di Bathurst, nelle regioni canadesi a circa 1.300 km a Nord-Ovest della baia di Hudson, mentre il polo Sud magnetico è situato al margine del continente antartico nella Terra di Adélie[11].
La seconda cosa è che l’inversione dei poli si è già verificata svariate volte nella storia del nostro pianeta.
Infatti, ci ricorda Renato Sansone  la terra è un pianeta dinamico. “Il flusso di ferro liquido nel nucleo della Terra crea correnti elettriche, che a sua volta creano il campo magnetico. Così, mentre le parti del nucleo esterno della Terra sono troppo profonde per effettuare misurazioni dirette, possiamo però dedurre il movimento nel nucleo osservando i cambiamenti nel campo magnetico … Gli scienziati stimano che il polo stia migrando verso Nord a circa 64 Km/h l’anno, in contrapposizione ai circa 16 Km/h per anno del XX secolo”[12].
Gli scienziati, grazie allo studio di sedimenti marini sostengono che la Terra, ha subìto negli ultimi 20 milioni di anni, una inversione del polo ogni circa 200.000300.000 anni, anche se l’ultima non accade da oltre il doppio del tempo. Essi stimano che negli ultimi tre miliardi di anni ne siano avvenute centinaia.
L’ultima volta che i poli della Terra hanno subìto un capovolgimento in una inversione importante risale a circa 780.000 anni fa, in quella che gli scienziati chiamano l’inversione di Brunhes-Matuyama.
La domanda è: se accadesse nuovamente oggi e in modo rapido? 
Quali sarebbero le sue conseguenze su una società tecnologicamente avanzata come la nostra?
Caos magnetico o solletico spaziale?
Una parte della comunità scientifica minimizza, un’altra sembra prendere la cosa più seriamente tanto che l’Agenzia Spaziale Europea ha istituito il programma scientifico Swarm, che prevede la messa in orbita di tre satelliti per lo studio del geomagnetismo e dei suoi effetti sugli esseri viventi.
Come sostiene Ruscica:
“Il fenomeno dell’inversione dei poli potrebbe causare un indebolimento dello scudo protettivo contro la radiazione solare determinando un assottigliamento dello strato di ozono e una maggiore penetrazione delle radiazioni  ultraviolette, con un conseguente aumento delle malattie tumorali per gli esseri umani. Non solo, ma il fenomeno potrebbe avere anche effetti sugli animali, come le balene o alcune specie di uccelli, che si affidano, per così dire, al campo magnetico per orientarsi.”[13]
Questo il quadro se il processo avvenisse, come sostengono in molti, in modo graduale:
“Le rocce indicano che il campo si è indebolito negli ultimi 2.000 anni confermando che il declino verso il caos magnetico potrebbe essere già iniziato. Se questo è vero, tra 1.400 anni potremmo trovarci al punto zero, ossia al centro del processo che determinerà una nuova inversione dei poli, diciamo intorno all’anno 3.400 circa.”[14]
Se invece l’inversione avvenisse in modo rapido ci sarebbe di che preoccuparsi:
“Nella peggiori delle ipotesi, le tempeste solari causerebbero black-out elettrici paralizzando le metropoli. La Terra potrebbe essere bombardata dalla radiazione solare, con un’energia equivalente ad alcuni miliardi di bombe di Hiroshima, accompagnata da onde di magnetismo. Una tempesta solare causerebbe forti fluttuazioni nelle linee di forza del campo magnetico terrestre, distruggendo le comunicazioni radio e televisive, i sistemi di navigazione, sovraccaricando le linee telefoniche ed elettriche, mettendo fuori uso le centrali elettriche.”[15]
I fatti
Fine di un ciclo, allineamento, cintura fotonica, tempesta magnetica, inversione dei poli, apocalisse.
Al cospetto di tali evenienze le opinioni si sprecano e attraversano uno spettro che va dal fanatismo religioso al riduzionismo razionalista. C’è chi si è ritirato in cima alle montagne con le provviste per sopravvivere alla catastrofe, chi ha tranquillamente continuato nelle sue occupazioni quotidiane, chi si è radunato in preghiera o in meditazione, chi ha deriso l’evento con scetticismo.
Quello che tutti sembrano dimenticare è che, parafrasando John Lemnon mentre ciascuno di noi è occupato a dare la sua interpretazione, i fatti succedono.
E i fatti sono successi, basti pensare che recenti ricerche sostengono che oltre i 10% della popolazione mondiale abbia in qualche modo creduto che il mondo potesse finire il 21 dicembre 2012.
In Russia il governo ai primi di dicembre ha dovuto emettere un comunicato che rassicurasse la popolazione sull’inesistenza del pericolo di un’imminente fine del mondo, dal momento che la “psicosi maya” stava dilagando al punto che andavano a ruba su internet i “Kit Apocalisse”, venduti a un equivalente di 25 euro. Allo stesso modo in Cina il governo ha dovuto annunciare sul web che la profezia maya non si sarebbe avverata, così come negli USA la NASA, l’agenzia spaziale, si è affrettata a rassicurare che nei cieli tutto era tranquillo.
Il pensiero convenzionale frutto della prima attenzione, ordinaria, razionale procede dal passato verso il futuro e trascura il presente, opera per differenze cadendo solitamente nell’agguato del conflitto che tende a escludere, di fronte ad un dualismo, una delle due opzioni, solitamente attribuendo  a quella esclusa una connotazione negativa e mitizzando quella scelta.
L’atteggiamento della coscienza ordinaria del piccolo uomo non ha fatto eccezioni nemmeno questa volta, di fronte al fatidico 21 dicembre 2012.
Da un lato gli epigoni del catastrofismo che, mitizzando i citati eventi astronomici o astrologici ai quali possiamo aggiungere in questa sede Nibiru, un pianeta scoperto dai Sumeri che recenti teorie hanno associato con un impatto sulla Terra, hanno disseminato il web (tecno-millenarismo) di profezie e i media di soluzioni: Bunker sotterranei, siti resi inaccessibili, riti religiosi, viaggi in luoghi definiti “a basso rischio”, fino ad arrivare ai suicidi di  massa.
Dall’altro lato i soliti divulgatori scientifici, che, forti della benedizione della nuova chiesa dello scientismo positivista ironizzano su: “la nuova discesa del popolo delle stelle o di Gesù Cristo e il conseguente Armageddon della Bibbia”[16], e che mettendosi una mano sul cuore si chiedono come sia possibile nel 2012 credere ancora a simili panzane come l’allineamento galattico o la profezia Maya.
Dov’è la differenza? Salta agli occhi, direte voi, siamo di fronte a due visioni totalmente distanti e inconciliabili; da un lato i mistici creduloni con la testa tra le nuvole, dall’altro gli scienziati con i piedi per terra: o se preferite, da un lato le coscienze più evolute e sensibili, dall’altro i materialisti senz’anima.
Questo è vero solo in apparenza.
L’apparenza ci mostra un divario culturale apparentemente incolmabile.
Da un lato i mercanti del millenarismo, che strumentalizzano le paure irrazionali e i bisogni psicologici profondi delle persone, dall’altra gli analisti razionali che ci forniscono le loro spiegazioni: le credenze nella fine del mondo sono solo sublimazioni della paura della morte oppure un tentativo di fornire un senso alla nostra esistenza e una speranza in una giustizia ultraterrena.
Oppure ancora, gli allineamenti planetari o le inversioni dei poli sono tutte panzane, i veri pericoli, per noi evoluzionisti convinti che valutano i fatti forti dell’avvallo della scienza e della ragione, sono altri: le super-eruzioni, le pandemie, la sovrappopolazione, ad esempio. Minacce reali non immaginarie, dati razionali non fantasie irrazionali.
Metafore, oltre le apparenze
Se gettiamo un occhio oltre le apparenze ci accorgiamo che razionalisti e irrazionali, scienziati o millenaristi appartengono allo stesso paradigma, obsoleto e ormai superato dalla storia, il paradigma positivista fondato su una linearità temporale, su una causalità logica, un mondo fatto di oggetti statici, separati nello spazio. Il nuovo paradigma faticosamente emergente dalle acquisizioni della fisica quantistica e sostenuto da millenni dalle tradizioni spirituali ci presenta invece un mondo dinamico e interconnesso retto da una causalità circolare, da connessioni non locali, di realtà partecipativa, di campi morfogenetici trascendenti la dimensioni spazio-temporale ordinaria.
Pensiamo a una nave che faccia rotta verso nord e gettiamo uno sguardo sul ponte dove alcune persone di fronte ad un romantico tramonto stanno discutendo: da questa parte dice un gruppo, no da questa dicono gli altri.
Che differenza fa? Tutti si troveranno inevitabilmente a nord il mattino dopo, quando il sole risorgerà. Chiunque voglia cambiare direzione dovrà raggiungere la cabina di comando e invertire la rotta della nave.
Invertire la rotta della nave potrebbe significare accorgersi che le cose stanno succedendo qui e ora e che il futuro di cui si parla è solo nella nostra mente.
Mentre facciamo previsioni sugli eventi, mentre esprimiamo le nostre opinioni, le cose stanno succedendo e spesso sono già successe.
Mentre c’è chi sale sul monte e chi irride le profezie, la profezia si è già realizzata, ciò che, rispettivamente sfuggono e deridono, è già successo. La trasformazione si è compiuta, il salto è avvenuto, allineamento o non allineamento, catastrofe o bufala.
Mentre gli antagonisti dibattono, di qua o di là, la nave è in viaggio e ha già tracciato la sua rotta.
Pensiamo a una notte buia, una giovane donna sta camminando su un marciapiede isolato alla periferia malfamata di una città, sente dietro di sé dei passi, si gira e vede un uomo deciso avvicinarsi a passi svelti. Il suo pensiero va subito a un probabile malintenzionato, si spaventa, il cuore le sale in gola, si sente svenire, cerca concitatamente il cellulare nella borsa ma non lo trova, si mette a correre, inciampa, le si rompe il tacco della scarpa, zoppica,  sente la voce dell’uomo che la chiama:
       Signorina.
       Oddio!
Accelera il passo, cerca di correre più forte, non ce la fa, cade in preda al panico, l’uomo la raggiunge, le tende la mano, la sorregge, era il vigile di quartiere che stava rincasando.
Tutto quello che è successo nella sua mente durante in qui lunghissimi attimi ha determinato il suo vissuto, reale autentico, inequivocabile.
Non è successo niente?
Se le stime sono esatte, possiamo provare a immaginarci la mole di eventi successi a quel 10% della popolazione che ha creduto che il 21 dicembre 2012 sarebbe successo qualcosa, con approssimazioni variabili dalla fine del mondo ad un salto quantico, ad un black out energetico a un risveglio spirituale e che lo ha fatto credendoci.
E quanti eventi sono successi a tutti quegli altri che si sono presi la briga di cercare di sconfessare ogni aspettativa o credenza, facendo la parte dei razionali rappresentanti del buon senso illuminista.
Non è successo niente?
Non è forse successo che centinaia di milioni di persone grazie a una coincidenza di fatti, credenze e illusioni hanno avuto la possibilità di esorcizzare le loro paure e produrre il loro stesso cambiamento riferendolo ad una data precisa e improcrastinabile?
Non è forse successo che moltitudini sparse per il pianeta si sono alzati ogni mattino sperando in una nuova era di pace e armonia e hanno agito, giorno dopo giorno, influenzati da quella speranza?
Gli psicanalisti ci spiegano che tutti sono più o meno preoccupati della propria fine e che, queste illusioni, come quella della profezia maya, altro non sarebbero che un modo di “condividere quest’angoscia, riferendola ad una fine collettiva”[17].
Quante persone hanno quindi portato a spasso per il globo comportamenti e modalità collettive che dessero alla propria angoscia esistenziale, ai propri problemi personali  un senso più ampio, coinvolgendovi il resto del mondo?
Quanti comportamenti, quante scelte, economiche, professionali, ambientali, ludiche, etiche, religiose sono state prese grazie o malgrado il fatidico 21 dicembre 2012 e quel bizzarro scherzetto dei Maya cui il fato aveva deciso di esaurire le pietre e la pazienza proprio in coincidenza di questo nostro passaggio sulla terra?
E più esotericamente, quante forme pensiero, o più scientificamente, quanti campi morfici sono stati rinforzati durante gli anni immediatamente precedenti?
Se vogliamo invece scomodare le scienze, è ormai risaputo dalla fisica moderna che le aspettative dello sperimentatore modificano l’esperimento, e che tutto è un flusso interconnesso di eventi interdipendente. Milioni di persone che stabiliscono, fantasticamente o meno, una data per il cambiamento lo determinano. Inequivocabilmente per una massa critica il 21 dicembre 2012 ha sancito una fine, fosse anche di un sogno o di un delirio. E ogni fine rappresenta un nuovo inizio.
Le neuroscienze confermano: il cervello è in incessante rinnovamento e trasformazione “ed in questo continuo cambio di scenari” continua Risè, “ha bisogno della collaborazione della coscienza, che deve mandare indicazioni su quali situazioni, e modi di essere e di pensare, togliere, e quali invece sviluppare.“[18]
Le nostre sinapsi, in continua trasformazione hanno bisogno di partecipare all’incessante dialogo partecipativo con il mondo, un mondo fatto di stimoli psichicamente significativi, ognuno dei quali produttore di cambiamento.
Ben vengano quindi allineamenti planetari o cinture fotonico se rappresentano per l’umanità uno stimolo al cambiamento, alla speranza in un mondo migliore, a fare di tutti noi i registri della nostra stessa apocalisse, qui ed ora, respiro dopo respiro.
E ora?
Sarebbe bene che ci occupassimo, tutti quanti e soprattutto voi signori, costruttori di realtà, e al più presto, di questa pletora di orfani vaganti per il pianeta, sarebbe bene, spendere la nostra voce, il fiume del vostro inchiostro, seppure e-ink, al servizio dei molteplici lutti da elaborare; andrà pure colmato quel vuoto di aspettative e riferimenti lasciato dalla mancata catarsi mayana.
Come sublimare la paura della morte ora che il 2012 è passato e che gli esperti ci dicono che non è successo niente? Ricacciando le paure nell’ombra, ripartendo alla disperata ricerca di pretesti che soddisfino la nostra sete di irrazionale, se siamo tra i misticheggianti, oppure affannandoci a spiegare ai sofferenti, agli spaventati, ai carenti che devono capire il vero perché dei loro problemi?
Perché è una domanda sbagliata, lo ripeteva Hillman ormai decenni orsono?
Il mondo è ciò che sogni, recita la gnosi sciamanica da millenni.
Eppure, ancora più vanagloriosi, ora i razionalisti, vittoriosi, occuperanno i loro scranni di potere mediatico, ancora gli irrazionali, indefessi millenaristi, si leccheranno le ferite in attesa della prossima meteora catastrofista sulla quale salire.
Ancora più i narcisisti egoici, avvezzi a scorrazzare per un mondo fatto di cose materiali e beni di consumo, importanza personale e competizione, sosterranno la loro fuga maniacale con le istanze della logica ordinaria, ancor più i fragili, i sensibili, i creativi, vedranno schiudersi pericolosamente al loro fianco il baratro della depressione e dell’insuccesso.
Ancora la mente duale nel suo versante solare, maschile dei razionalisti o nel suo versante femminile, lunare degli irrazionali la farà da padrona. Ancora rischiamo di perdere l’opportunità di fare un salto di consapevolezza, mentre tutte le condizioni intorno a noi sono propizie.
Un pensiero post-convenzionale
Basterebbe molto poco, in fondo, per non sprecare l’occasione del cambiamento, dal momento che il cambiamento è già avvenuto, la creazione è qui e ora.
Come?
Dedicandoci ad osservare anziché pensare, a restare anziché andare via, a lasciare fluire anziché controllare, a sentire come anziché chiedersi perché.
Ci accorgeremo allora che la nostra mappa mentale, la nostra cartografia della psiche potrebbe ampliarsi fino a comprendere oltre a razionale e irrazionale, reale o immaginario, una terza dimensione dove i complementari si riunificano nell’essere e trovano senso nel dialogo partecipativo tra di loro, una dimensione unitaria, essenziale fatta di vissuti, cioè di sensazioni e emozioni, pensieri e intuizioni in armonico e sinergico equilibrio.
La dimensione ineffabile della quintessenza, l’esperienza interiore di ordine spirituale, che unifica dentro ciò che fuori è scisso.
Immaginiamo tre persone che stiano comunicando via Skype, l’una risiede a Glasgow in scozia, l’altra ad Assuan in Egitto e una terza a Lhasa in Tibet.
La prima dice:
– il cielo è grigio, non c’è sole, la seconda ribatte:
– il cielo è azzurro c’è il sole, la terza potrebbe affermare:
– sotto ci sono le nuvole sopra c’è il sole.
L’esperienza interiore potrebbe insegnarci che possiamo realizzare diversi stati di coscienza in base alla posizione dalla quale guardiamo il mondo  che , di fronte a un conflitto, sempre esiste uno sguardo che coglie la complementarietà delle due posizioni, apparentemente contrastanti.
L’osservazione consapevole potrebbe schiuderci un mondo nel quale materia e spirito, interiorità e mondo esterno, ragione e intuizione non si escludano a vicenda ma anzi costituiscano il substrato di quel dialogo partecipativo tra macrocosmo e microcosmo in grado di svelarci sprazzi di quel mistero che è la nostra esistenza su questa terra.
Si tratta di fare del due l’uno, come recita il vangelo e con lui molte delle tradizioni millenarie come il taoismo, il tantrismo, il sufismo, per citarne alcune.
Potremmo allora concordare con Jung quando afferma che:
La nostra psiche è costruita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade ugualmente negli infinitesimi e più recessi dell’anima”[19].
Potremmo così accedere a quel pensiero post-convenzionale in grado di trascendere la dimensione logica che esclude ciò che non lo è, in una dimensione unitiva, inclusiva che prevede a fianco della spiegazione la metafora, a fianco del pensato il sentito, a fianco del letterale il simbolico, a fianco del certo il possibile, schiudendo così un mondo di eventi sinergici e sincronici sui diversi piani del “reale”.
L’apocalisse
Ecco così che l’Apocalisse, erroneamente tradotta con la fine del mondo, assume il suo significato originario di svelamento e che la profezia maya, senza prestare il fianco alla derisione degli scettici, trova il suo posto tra le voci dell’umana saggezza connotandosi come un monito alla fine di un mondo.
La fine di un mondo fondato sulla cultura del dominio, caratterizzato da una gerarchia di valori egoistici, da lobbies di potere e istituzioni corrotte, da guerre di religione e dal materialismo sfrenato, per fare posto ad un mondo fondato sulla condivisione, la compassione, il rispetto delle diversità e delle minoranze, una gerarchia di valori transpersonali di ordine spirituale.
Oppure alla fine del mondo della colpa, dell’atteggiamento vittimistico dei deboli e degli sconfitti che anziché assumersi la responsabilità della propria condizione imprecano contro la sorte o il governo ladro; la fine del mondo degli incauti sognatori che potranno così accorgersi che il modo migliore di realizzare un sogno è quello di svegliarsi.
Ecco allora un’opportunità di svelamento delle trame oscure dei “vecchi mondi” dell’inconscio per creare le condizioni del risveglio al nuovo mondo della consapevolezza e della responsabilità.
Ecco allora la disponibilità a comprendere come in un momento di crisi di valori e di stagnazione economica interi gruppi di persone “percepiscano emotivamente”, come ricorda ancora Risè, la fine di una vecchia situazione e i bisogni di una nuova. Come ad esempio diversi modi di vita, di relazione, di comunicazione fra le persone.”[20]
Ecco pertanto il senso delle periodiche profezie di catastrofe svelare la fine di “vecchi mondi”: rivelare quello nuovo.
Un senso
Continuando con Jung e con l’ampliamento di orizzonti possiamo, grazie ai concetti di Mese Platonico usato da Jung[21] per definire il passaggio del sole attraverso una costellazione e di Anno Platonico per indicare il tempo che il sole impiega a completare l’intero giro di tutte le costellazioni, trovare un nuovo senso ai cicli mayani. La spiegazione è fornita da Alice Howell nel suo libro Synchronicity in Astrological Signs and Ages[22] dove egli affronta la questione del passaggio del sole da una costellazione all’altra, dimostrando come questo passaggio sia sempre stato associato a un radicale cambiamento degli archetipi dominanti nei simbolismi distintivi delle differenti culture. L’archetipi del Toro sarebbe stato dominante nei duemila anni dell’Età del Toro, la pecora in quella dell’Ariete, i pesci avrebbero dominato l’Età dei Pesci.
Possiamo anche considerare il fatto che l’attuale forma della mappa galattica si realizza solo ogni 25.920 anni, fatto che gli antichi Maya avevano calcolato con precisone, conoscenza  lasciataci in eredità non solo nel famoso calendario ma anche in pitture e sculture, urne funerarie, vasellame e monumenti.
Scopriremmo allora che, la profezia Maya non era solo legata a fatti astronomici e predizioni astrologiche ma, profondamente connesso a implicazioni mitologiche.
Come ci ricorda Grof[23]i Maya si riferivano al solstizio d’inverno come al “Padre Cosmico” e alla Via Lattea come alla “Madre Cosmica” mentre il gigantesco buco nero al centro della nostra galassia era considerato il grembo dove si realizzava il gioco creativo, e i momenti di allineamento come il tempo del cosmico hieros gamos, il matrimonio sacro tra il Maschile e il Femminile. In particolare la Fenditura del Cigno che estende lungo la via lattea sembrando dividerne la luce in due sentieri distinti veniva chiamata dai Maya Xibalba Be (La strada del  Mondo Sotterraneo) e veniva vista come il canale del parto, la via della morte e rinascita. Nel 2012 il sistema solare ha iniziato a transitare sul bordo della fenditura e al solstizio d’inverno è morto e rinato non tanto secondo fantasie proiettive di un popolo con una fervida immaginazione, ma  secondo una lettura nata da una profonda e diretta osservazione della connessione tra i processi dei corpi celesti e il mondo archetipico.
Connessione dimostrata ai giorni nostri da pensatori del calibro di Carl Gustav Jung e Joseph Campbell  promotori di una lettura post-convenzionale della mitologia per la quale i miti non sarebbero solo storie fantastiche di avventure immaginarie ma manifestazioni di principi organizzatori primordiali presenti sia nella psiche che nel cosmo chiamati archetipi.[24]
Si rimandano gli scettici al libro Cosmos and Psyche[25]nel quale l’autore Richard Tarnas raccolse a sostegno di questa visione un numero impressionante di evidenze della sistematica correlazione esistente tra il mondo archetipico, le dinamiche celesti, il mondo psicologico e gli avvenimenti storici.
Bibliografia
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Grof. S. (2013)., 2012, ITJ n.3, IT ed. Milano
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Jung, C.G. (1959). The Archetypes and the Collective Unconscious.
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Rusica C. (2012), Inversione Imminente, Scienza e Conoscenza n.31
Sansone R. (2012), I catastrofisti smontati dalla scienza, http://www.meteoweb.eu
Siti


[1] Arguelles J. (1987) The Mayan Factor: Path Beyond Technology
[2] http://laprovadellesistenzadiquesto.blogspot.it/2012/12/quello-che-so-sul-21-dicembre-2012.html
[3] ibidem
[4] Hesse P.O. (1950) Der Jüngste Tag (The Last Day),Bietigheim/Württemberg: Turm-Verlag.
[5] The Rings of Alcyone,” in September 1979,
[6]  Boykins T., Stiritz V., (1981) The End
[7] Kemp S. (1991), Nexus Magazine (Vol. 2, No. 2) (February 1991 “Year Book” issue) under the title “The Photon Belt Story
[9] Braden, G. 2007. Window of Emegence. In: 2012: Predictions,
[10] Rusica C. (2012), Inversione Imminente, Scienza e Conoscenza n.31
[11] Rusica C. (2012).
[12] Sansone R. (2012), I catastrofisti smontati dalla scienza, http://www.meteoweb.eu
[13] Rusica C. (2012).
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[24] Jung, C.G. (1959). The Archetypes and the Collective Unconscious.
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