La Biotransenergetica è un atto poetico, suo intento è insegnare a riconoscere la sacralità dello slancio creativo del vivente in ogni sua manifestazione e conformarsi alle sue leggi.
La visione
La Biotransenergetica è una teoria e una prassi psicoterapeutica che si sviluppa lungo tre linee principali: affonda le sue radici nella tradizione originaria della gnosi sciamanica, cresce lungo le liee tracciate dalle psicoterapie esperienziali psico-corporee del filone umanistico e transpersonale, evolve verso una visione integrale e transculturale che attinge alla ricerca sugli stati di coscienza e le tradizioni sapienziali dell’umanità.
Si tratta di una visione sistemica e sinergica che recupera la dimensione spirituale della filosofia perenne inquadrandola in un contesto psicologico sostenuto dai principi e metodi della scienza della complessità.
Le Origini
La Biotransenergetica può quindi essere considerata una disciplina psico-spirituale che varca i confini della psicologia per occuparsi del raggiungimento di un benessere integrale connesso inevitabilmente alla realizzazione del Sé.
Dopo la Psicosintesi la Biotransenergetica può essere considerata una delle poche complete discipline psicoterapeutiche fondata in Italia.
Essa è stata concepita presso l’Associazione per la Medicina e la Psicologia Transpersonale di Milano a partire dal 1982 da Pier Luigi Lattuada, medico psicoterapeuta con il contributo fondamentale di Marlene Silveira, psicologa, psicoterapeuta.
Da allora in oltre trentacinquemila ore di lavoro clinico il Pier Luigi Lattuada ne ha sviluppato un corpus organico che comprende ontologia, epistemologia, fenomenologia e metodologia clinica.
Linee essenziali
Il corpus della Biotransenergetica è quindi molto vasto ma può essere ridotto ad alcune linee essenziali:
Persistenza del contatto e Padronanza del Transe possono essere considerati i primi due pilastri sui quali si fonda.
Persistenza del Contatto significa imparare a restare, anziché andare via. Padroneggiare cioè la capacità di educare la propria mente a raggiungere uno stato meditativo che consenta di vivere un’esperienza vuota e sveglia, piena e integrale, qui, adesso e su tutti i piani dell’essere: fisico, energetico. Emotivo, mentale e spirituale.
Il Concetto di Transe invece indica il fatto che ogni esperienza è in realtà ternaria, comprende non solo la relazione tra l’io e l’altro da Sé, ma anche il campo nel quale l’esperienza si compie.
Questo significa che la Biotransenergetica ritiene fondamentale la padronanza degli stati di coscienza e quindi di diversi piani di realtà, da quello ordinario, razionale a quelli più sottili, gli Stati transpersonali.
Gli Stati Transpersonali vengono considerati la via maestra per l’accesso al Sé.
Dal punto di vista ontologico pertanto la Biotransergetica propone un modello di Sistemi della Coscienza che va dall’Inconoscibile, all’Inconscio, al Conscio, al Superconscio, alla Coscienza suprema, ad ogni stadio corrisponde un livello di coscienza e un stadio evolutivo di sviluppo.
Inconoscibile e Superconscio sono stati “ipotetici” che risiedono dietro le quinte, il luogo dell’essenza, del Sé Transpersonale inattingibile dall’esperienza umana.
L’inconscio è il luogo dell’es Freudiano o dell’Ombra Junghiana caratterizzato da uno stato di coscienza istintivo, il Conscio è il luogo dell’Io o Sé personale (Io decodificato) caratterizzato da uno stato di coscienza razionale, il Superconscio luogo del Sé personale che è in grado di attingere alle emanazioni del Sé Transpersonale (o Individuato).
Dal punto di vista epistemologico la Biotransenergetica concepisce quindi, come molte delle tradizioni sapienziali e come già la Psicosintesi il Sé personale come un rifesso del Sé transpersonale.
Il percorso di Individuazione o Realizzazione del Sé è pertanto tracciato dalle regolarità riconoscibili a livello del Sé transpersonale.
Tale regolarità non sono però immediatamente evidenti, soprattutto a una mente identificata nei contenuti dell’io o Sé personale. La biotransenergetica pertanto propone un’Epistemologia della Seconda Attenzione raggiungibile attraverso la padronanza dell’esperienza interiore e un’ultima istanza grazie al passaggio dall’identificazione alla disidentificazione, dal giudizio all’osservazione.
La fenomenologia biotransenergetica suggerisce un Modo Ulteriore: lo strumento operativo per compiere il passaggio da una prima a una seconda attenzione grazie al riconoscimento del versante scordato di ciò che giace dietro le quinte di ogni fenomeno che compaia nel circuito dell’esperienza sul palcoscenico della realtà.
La dimensione archetipica, dove per archetipi con Jung si intendono i principi ordinatori della psiche, costituisce il luogo, accessibile all’intuizione, tra il piano del Sé transpersonale, inaccessibile alla coscienza e il Sé personale, tra la Verità, ineffabile e la Realtà ordinaria, luogo delle manifestazioni .
La metodologia opera, non su i sintomi o i conflitti di un individuo ma sul processo che si svolge nel campo che comprende terapeuta e cliente favorendo la trasformazione di strutture disarmoniche in strutture armoniche.
Il processo terapeutico passa attraverso le quattro fasi dialogiche: chiarire il contesto, svolgere il testo, svelare il pretesto, riorganizzare il testo e si avvale delle cinque categorie maieutiche: dissolvere, espandere, navigare, prolungare e diventare l’altro.
In questo processo il terapeuta ha a disposizione le otto chiavi di consapevolezza e gli otto pilastri della trasformazione oltre a svariate decine di protocolli psicoterapeutici specifici.
Il fondatore Pier Luigi Lattuada racconta la Biotransenergetica.