Che cosa ci nutre?
P. L. Lattuada M.D., Ph. D.
– Papà cosa ci nutre?
– Ci nutre il cibo?
– Che cos’è il cibo?
– Il cibo è ciò che ci nutre.
– Alla gente comune piacciono le cose semplici, piace capire in fretta, pochi concetti ma chiari.
E’ così che si resta alla superficie delle cose e si gira a vuoto persi in circoli viziosi ridondanti, che lasciano insoddisfatti e non si capisce perché.
Semplicità non è semplicismo ma riconoscere le leggi, le regolarità che stanno alla base di fenomeni complessi, semplicità è cogliere l’essenziale; qualcosa che solitamente avviene quando ci siamo presi la briga di andare a fondo nelle cose, nella loro complessità, appunto.
– Papà cosa ci nutre?
– Figlio mio devi sapere che l’organismo umano si chiama così proprio perché è un fenomeno complesso, come le scatole cinesi o quelle bamboline russe, una dentro l’altra.
– E cosa nutre le nostre scatolette?
– C’è un’altra cosa che devi sapere prima che ti risponda, è che queste scatolette non sono propriamente delle scatolette, non stanno ferme si muovono incessantemente.
– Come i treni della metropolitana?
– Si come i treni.
– Allora il nostro organismo è come la metropolitana, tante stazioni, tanti binari, tanti livelli?
– Si però ci sono anche livelli che non si vedono, vagoni che non si possono toccare.
– Ma dai? Le cose che non si possono toccare non esistono?
– Hai mai toccato il profumo di un fiore?
– Non fare il furbo, lo sanno tutti che ci sono delle particelle piccolissime che non si vedono ma ci sono e che fanno profumare il fiore. Non hai studiato scienze quando andavi a scuola?
– Bravo, ci sono cose che si vedono solo con il microscopio e cose ancora più piccole, che si possono solo misurare ma non vedere. E poi ci sono anche delle cose che non si possono misurare.
– Il niente?
– Non proprio. Hai mai toccato il sorriso della mamma?
– Come il sorriso, la sua faccia?
– Non la sua faccia il suo sorriso.
– Io sono contento quando la mamma sorride.
– Preferisci un pacchetto di caramelle o un sorriso della mamma?
– Che domande? Vuoi dire che il sorriso della mamma mi nutre come un panino col prosciutto?
– Tu rinunceresti al sorriso della mamma?
– No! Certo che però, un bel panino col prosciutto?
– Lo vedi, ci sono nutrimenti diversi.
– Il cibo che compriamo al supermercato ci nutre, ma non è l’unico alimento. Ricorda “Non di solo pane vive l’uomo”.
– Si lo so ci vuole anche il prosciutto.
– Non fare lo sciocco. Quella frase di Cristo vuole significare che oltre agli alimenti, l’essere umano, quell’organismo complesso di cui si parlava, si nutre anche di altre componenti. Ci sono alcuni vagoni che hanno bisogno di un carburante diverso.
– Si alcuni vagoni vanno a sorrisi.
– Sei mai andato a teatro?
– Teatro? Si a vedere i Mummenschanz.
– Ecco. Sul palcoscenico ci sono gli attori, travestiti da personaggi o addirittura nascosti dentro pupazzi. Mentre guardiamo lo spettacolo crediamo che tutto sia vero, se però andiamo dietro le quinte ci accorgiamo che esiste un altro mondo. Più reale.
– Ma cosa c’entra questo col cibo?
– Sul palcoscenico c’è il nostro corpo fisico che ha fame, sul palcoscenico mangiamo il panino col prosciutto e ci passala fame. Se siamo vegetariani mangiamo un insalata col gomasio, l’aceto di mele e il tofu, se siamo salutisti ci aggiungiamo delle pillole di omega 3 o una manciata di lecitina di soia.
Quando parliamo di nutrimento, quindi, sul palcoscenico compare il cibo per il nostro corpo fisico, dietro le quinte rimane tutto il resto.
Se siamo un po’ più attenti, e andiamo a curiosare sul palco, magari diventiamo un po’ più sensibili alla nostra salute, scopriamo che il nostro corpo ha anche bisogno di movimento e aria fresca, allora il mattino, prima di colazione ci facciamo una bella corsetta al parco.
Un’altra curiosata dietro le quinte e qualcuno ci parla di chakra o meridiani, già, l’energia vitale, il Qi, allora la sera prima di cena andiamo a yoga o a Tai Chi.. Asanas, movimenti lenti e respirazione nutrono il nostro corpo energetico. E non solo certamente, anche l’anima e la mente.
Scendiamo giù nei camerini e scopriamo la meditazione. Qui e ora.
Ci inchiodiamo a gambe incrociate, schiena dritta e caschi il mondo, riusciremo ad avere la meglio sui nostri pensieri e su quel tormento alle caviglie o ai fianchi.
La meditazione nutre il corpo e la mente.
– Ma quante cose dobbiamo fare per nutrirci? Che complicazione?
– Bravo! Fare, fare, fare.
Torniamo al nostro teatro. Poco importa che l’attore, mangi, danzi, faccia pratiche di lunga vita o meditazioni, se non si accorge che pima di essere un attore, è un essere umano, cioè semplicemente è.
– Ehi pà, mica avrai scoperto l’acqua calda? Certo che siamo.
– Quando tu vedi un pesce nell’acqua che apre la bocca e ingoia il suo cibo, pensi che sia quello ciò che lo nutre, giusto?
– Certo!
– Certo! Sul palcoscenico il pesce si nutre con la bocca ma, ricorda, l’essenziale, cioè l’ovvio, è invisibile agli occhi. Prima di tutto il pesce si nutre dell’acqua che lo contiene.
– Beh! Che novità.
– Anche l’essere umano si nutre dell’acqua che lo contiene.
– Ma dai! Mica viviamo nell’acqua! Noi viviamo d’aria.
– Certo se non ci fosse l’aria moriremmo. L’aria è importante come la terra che ci da il cibo e ci sostiene e dobbiamo averne cura e rispetto, come il fuoco che ci riscalda e il sole che ci da la vita, dobbiamo averne cura e rispetto. Ma tutto questo è sul palcoscenico.
– E dai con questo palcoscenico. Ma che cosa ci sarà mai dietro le quinte? Magari un bel niente.
– Esatto! Un bel niente, cioè il vuoto.
– Il vuoto?
– Si tutti si dimenticano del vuoto, questo è il problema. La nostra società è affamata di vuoto, solo che non se ne accorge. Andiamo così di fretta, siamo così occupati a riempirci, la pancia, le tasche e l’anima nell’affannosa ricerca di una soddisfazione, che non arriva, e ci dimentichiamo di fare l’unica cosa che veramente potrebbe nutrire il nostro spirito.
Accorgerci che siamo immersi nel vuoto, come il pesce nell’acqua.
– Ma che vuoto, come si fa a nutrirsi di niente? Voglio vedere te come sei felice con la pancia vuota.
– Il vuoto di cui ti parlo è pieno.
– Si pieno delle tue fantasie.
– Gli scienziati lo sanno che il vuoto è la cosa più piena che ci sia, alcuni lo chiamano campo, altri matrice, altri ordine implicato o campo morfogenetico. Anche i mistici lo sanno, essi lo chiamano Fondamento oppure Atman o Coscienza Suprema, o Sé o essenza. Altri lo chiamano essenza spirituale o sorgente e noi con loro.
– Si, alitissima, purissima, levissima.
– Se adesso mi ascolti bene arriviamo alla conclusione del nostro discorso. Arriviamo alla semplicità.
Come il pesce nel mare, siamo immersi nella sorgente della vita, l’essenza spirituale. La cosa più ovvia e semplice di questa terra, la nostra essenza spirituale ci avvolge, ci compenetra, ci nutre, ma noi siamo così tanto impegnati ad arrivare da qualche parte che non ce ne accorgiamo.
Abbiamo paura di fermarci, perché tra noi e la nostra essenza spirituale ci siamo noi stessi. Cioè il nostro piccolo Io con tutte le sue illusioni, tutti i personaggi che ricopriamo sul palcoscenico della vita. Siamo terrorizzati dal togliere la maschera, lasciare gli abiti di scena, andare in camerino a toglierci il trucco e restare soli, senza pubblico. Se lo facessimo, ci accorgeremmo che siamo già a casa, che lo siamo sempre stati e sempre lo saremo. Che possiamo imparare a restare, scomparire a noi stessi e semplicemente accorgerci che siamo alla sorgente, bere alla fonte dell’acqua della vita, celebrare la sacra cerimonia di esistere e partecipare, grati, alla festa.
Che cosa ci nutre?
P. L. Lattuada M.D., Ph. D.
– Papà cosa ci nutre?
– Ci nutre il cibo?
– Che cos’è il cibo?
– Il cibo è ciò che ci nutre.
– Alla gente comune piacciono le cose semplici, piace capire in fretta, pochi concetti ma chiari.
E’ così che si resta alla superficie delle cose e si gira a vuoto persi in circoli viziosi ridondanti, che lasciano insoddisfatti e non si capisce perché.
Semplicità non è semplicismo ma riconoscere le leggi, le regolarità che stanno alla base di fenomeni complessi, semplicità è cogliere l’essenziale; qualcosa che solitamente avviene quando ci siamo presi la briga di andare a fondo nelle cose, nella loro complessità, appunto.
– Papà cosa ci nutre?
– Figlio mio devi sapere che l’organismo umano si chiama così proprio perché è un fenomeno complesso, come le scatole cinesi o quelle bamboline russe, una dentro l’altra.
– E cosa nutre le nostre scatolette?
– C’è un’altra cosa che devi sapere prima che ti risponda, è che queste scatolette non sono propriamente delle scatolette, non stanno ferme si muovono incessantemente.
– Come i treni della metropolitana?
– Si come i treni.
– Allora il nostro organismo è come la metropolitana, tante stazioni, tanti binari, tanti livelli?
– Si però ci sono anche livelli che non si vedono, vagoni che non si possono toccare.
– Ma dai? Le cose che non si possono toccare non esistono?
– Hai mai toccato il profumo di un fiore?
– Non fare il furbo, lo sanno tutti che ci sono delle particelle piccolissime che non si vedono ma ci sono e che fanno profumare il fiore. Non hai studiato scienze quando andavi a scuola?
– Bravo, ci sono cose che si vedono solo con il microscopio e cose ancora più piccole, che si possono solo misurare ma non vedere. E poi ci sono anche delle cose che non si possono misurare.
– Il niente?
– Non proprio. Hai mai toccato il sorriso della mamma?
– Come il sorriso, la sua faccia?
– Non la sua faccia il suo sorriso.
– Io sono contento quando la mamma sorride.
– Preferisci un pacchetto di caramelle o un sorriso della mamma?
– Che domande? Vuoi dire che il sorriso della mamma mi nutre come un panino col prosciutto?
– Tu rinunceresti al sorriso della mamma?
– No! Certo che però, un bel panino col prosciutto?
– Lo vedi, ci sono nutrimenti diversi.
– Il cibo che compriamo al supermercato ci nutre, ma non è l’unico alimento. Ricorda “Non di solo pane vive l’uomo”.
– Si lo so ci vuole anche il prosciutto.
– Non fare lo sciocco. Quella frase di Cristo vuole significare che oltre agli alimenti, l’essere umano, quell’organismo complesso di cui si parlava, si nutre anche di altre componenti. Ci sono alcuni vagoni che hanno bisogno di un carburante diverso.
– Si alcuni vagoni vanno a sorrisi.
– Sei mai andato a teatro?
– Teatro? Si a vedere i Mummenschanz.
– Ecco. Sul palcoscenico ci sono gli attori, travestiti da personaggi o addirittura nascosti dentro pupazzi. Mentre guardiamo lo spettacolo crediamo che tutto sia vero, se però andiamo dietro le quinte ci accorgiamo che esiste un altro mondo. Più reale.
– Ma cosa c’entra questo col cibo?
– Sul palcoscenico c’è il nostro corpo fisico che ha fame, sul palcoscenico mangiamo il panino col prosciutto e ci passala fame. Se siamo vegetariani mangiamo un insalata col gomasio, l’aceto di mele e il tofu, se siamo salutisti ci aggiungiamo delle pillole di omega 3 o una manciata di lecitina di soia.
Quando parliamo di nutrimento, quindi, sul palcoscenico compare il cibo per il nostro corpo fisico, dietro le quinte rimane tutto il resto.
Se siamo un po’ più attenti, e andiamo a curiosare sul palco, magari diventiamo un po’ più sensibili alla nostra salute, scopriamo che il nostro corpo ha anche bisogno di movimento e aria fresca, allora il mattino, prima di colazione ci facciamo una bella corsetta al parco.
Un’altra curiosata dietro le quinte e qualcuno ci parla di chakra o meridiani, già, l’energia vitale, il Qi, allora la sera prima di cena andiamo a yoga o a Tai Chi.. Asanas, movimenti lenti e respirazione nutrono il nostro corpo energetico. E non solo certamente, anche l’anima e la mente.
Scendiamo giù nei camerini e scopriamo la meditazione. Qui e ora.
Ci inchiodiamo a gambe incrociate, schiena dritta e caschi il mondo, riusciremo ad avere la meglio sui nostri pensieri e su quel tormento alle caviglie o ai fianchi.
La meditazione nutre il corpo e la mente.
– Ma quante cose dobbiamo fare per nutrirci? Che complicazione?
– Bravo! Fare, fare, fare.
Torniamo al nostro teatro. Poco importa che l’attore, mangi, danzi, faccia pratiche di lunga vita o meditazioni, se non si accorge che pima di essere un attore, è un essere umano, cioè semplicemente è.
– Ehi pà, mica avrai scoperto l’acqua calda? Certo che siamo.
– Quando tu vedi un pesce nell’acqua che apre la bocca e ingoia il suo cibo, pensi che sia quello ciò che lo nutre, giusto?
– Certo!
– Certo! Sul palcoscenico il pesce si nutre con la bocca ma, ricorda, l’essenziale, cioè l’ovvio, è invisibile agli occhi. Prima di tutto il pesce si nutre dell’acqua che lo contiene.
– Beh! Che novità.
– Anche l’essere umano si nutre dell’acqua che lo contiene.
– Ma dai! Mica viviamo nell’acqua! Noi viviamo d’aria.
– Certo se non ci fosse l’aria moriremmo. L’aria è importante come la terra che ci da il cibo e ci sostiene e dobbiamo averne cura e rispetto, come il fuoco che ci riscalda e il sole che ci da la vita, dobbiamo averne cura e rispetto. Ma tutto questo è sul palcoscenico.
– E dai con questo palcoscenico. Ma che cosa ci sarà mai dietro le quinte? Magari un bel niente.
– Esatto! Un bel niente, cioè il vuoto.
– Il vuoto?
– Si tutti si dimenticano del vuoto, questo è il problema. La nostra società è affamata di vuoto, solo che non se ne accorge. Andiamo così di fretta, siamo così occupati a riempirci, la pancia, le tasche e l’anima nell’affannosa ricerca di una soddisfazione, che non arriva, e ci dimentichiamo di fare l’unica cosa che veramente potrebbe nutrire il nostro spirito.
Accorgerci che siamo immersi nel vuoto, come il pesce nell’acqua.
– Ma che vuoto, come si fa a nutrirsi di niente? Voglio vedere te come sei felice con la pancia vuota.
– Il vuoto di cui ti parlo è pieno.
– Si pieno delle tue fantasie.
– Gli scienziati lo sanno che il vuoto è la cosa più piena che ci sia, alcuni lo chiamano campo, altri matrice, altri ordine implicato o campo morfogenetico. Anche i mistici lo sanno, essi lo chiamano Fondamento oppure Atman o Coscienza Suprema, o Sé o essenza. Altri lo chiamano essenza spirituale o sorgente e noi con loro.
– Si, alitissima, purissima, levissima.
– Se adesso mi ascolti bene arriviamo alla conclusione del nostro discorso. Arriviamo alla semplicità.
Come il pesce nel mare, siamo immersi nella sorgente della vita, l’essenza spirituale. La cosa più ovvia e semplice di questa terra, la nostra essenza spirituale ci avvolge, ci compenetra, ci nutre, ma noi siamo così tanto impegnati ad arrivare da qualche parte che non ce ne accorgiamo.
Abbiamo paura di fermarci, perché tra noi e la nostra essenza spirituale ci siamo noi stessi. Cioè il nostro piccolo Io con tutte le sue illusioni, tutti i personaggi che ricopriamo sul palcoscenico della vita. Siamo terrorizzati dal togliere la maschera, lasciare gli abiti di scena, andare in camerino a toglierci il trucco e restare soli, senza pubblico. Se lo facessimo, ci accorgeremmo che siamo già a casa, che lo siamo sempre stati e sempre lo saremo. Che possiamo imparare a restare, scomparire a noi stessi e semplicemente accorgerci che siamo alla sorgente, bere alla fonte dell’acqua della vita, celebrare la sacra cerimonia di esistere e partecipare, grati, alla festa.